I lavori del seminario.

MALTA Il prof "competente" e il rischio di crescere

Sull'isola di Gozo, a pochi minuti di traghetto dalla Valletta: qui si sono dati appuntamento oltre cento insegnanti. Per tre giorni di confronto sulla sfida educativa e la proposta di don Giussani. Mettendo in comune certezze, ansie e tentativi
Luisa Cogo

Sul volo Air Malt, destinazione Valletta, tra i tanti che avevano come meta una bella vacanza sulle splendide spiagge maltesi o la frequenza di un corso di inglese in una delle numerose scuole di lingue, c'ero anch'io. Con tutt'altra prospettiva.
Mesi fa mi era arrivata la richiesta di organizzare una sessione di lavoro per un gruppo di insegnanti su Il rischio educativo di Luigi Giussani, analogamente a quanto già accaduto in vari Paesi (dal Kazakistan al Perù, dalla Thailandia al Paraguay, come già raccontato su Tracce.it), dopo che alcuni amici in Uganda avevano strutturato il Basic Training on The Risk of Education. La proposta educativa di Giussani si rivela sempre più efficace a ogni latitudine, e aumentano le richieste di conoscerla e praticarla.
Tutto aveva avuto inizio tre anni fa, con la presentazione a Malta dell’edizione inglese de Il rischio educativo. Poi, nel tempo, il rapporto con gli amici maltesi Pauline e Robert Tufigno, con monsignor Mario Grech, vescovo di Gozo (trentamila abitanti, la splendida isola dell’arcipelago a venticinque minuti di traghetto da Malta), e con i responsabili delle scuole cattoliche locali, hanno permesso di mettere a punto l’idea.
Nei primi giorni di luglio, ci siamo ritrovati a lavorare per tre giorni con più di cento insegnanti di scuola primaria e secondaria, in un corso riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione maltese come aggiornamento obbligatorio. Se l’educazione è introduzione alla realtà totale, il modo privilegiato con cui questo avviene nella scuola non può essere a lato del contenuto della vita scolastica - l’insegnamento e l’apprendimento -, ma avviene attraverso questo: educare insegnando. Questo è stato il punto su cui fissare l’attenzione attraverso le tre sessioni dedicate alle cinque parole-chiave de Il rischio educativo:

- educazione come il processo attraverso il quale la persona diventa cosciente del valore della sua esistenza e dei bisogni che definiscono la sua umanità: il bisogno di significato, di bellezza, di verità, di felicità;
- il vincolo con la tradizione riscoperta nel presente;
- il rapporto con il maestro, l'autorità, colui che fa crescere;
- la verifica personale dell'educando;
- la libertà, da favorire soprattutto nel rapporto con gli adolescenti e i giovani.

La presentazione dei contenuti, il dibattito, i lavori di gruppo accompagnati da alcuni strumenti (un confronto tra due grandi pittori, Millet e Van Gogh, il film Freedom writers, la visione del concerto La Moldava diretto da Fricsay) hanno aiutato a coinvolgere i partecipanti in un'attività basata sulla riflessione critica dell'esperienza professionale e umana.
Così, dalla perplessità iniziale derivante dal concepire la professione dell'insegnante come quella del "competente" che comunica contenuti disciplinari senza coinvolgersi troppo nel rapporto con gli alunni, qualcuno ha sottolineato: «Ho imparato che educhiamo noi stessi e gli altri attraverso l'insegnamento». O ancora: «Solo una riflessione sull'esperienza può aiutarci a riguardare all'essenziale, salvando dalla routine in cui inevitabilmente si cade».
Per molti è stato come il risveglio di un desiderio che ha rimesso in movimento l’umano. Significativo il commento di un preside: «In questi giorni ho davvero incontrato don Giussani, ne avevo sentito spesso parlare ma sempre in modo generico: attraverso questo lavoro mi sembra di averlo proprio conosciuto personalmente».
Sono state proposte anche due conversazioni serali con i genitori della scuola primaria e secondaria. È stato bello dialogare con loro, mettendo in comune certezze, ansie, tentativi, difficoltà, ed accorgersi del bisogno che c'è di sostenersi e accompagnarsi in questo compito comune, così che in modo spontaneo è sorto il bisogno di fissare altri appuntamenti per andare avanti non più da soli.
Al termine dei lavori, il vescovo di Gozo ha ringraziato «per aver contribuito a rendere consapevoli gli insegnanti dell'identità del loro compito dentro le scuole cattoliche. Con la riforma dell'istruzione, i nostri istituti saranno frequentati dal 40% dell'utenza complessiva dell'isola. Abbiamo una grande responsabilità verso di loro e verso le famiglie che scelgono la nostra proposta, e la formazione dei docenti è il punto cruciale su cui lavorare. L’emergenza educativa è la sfida più grande con cui, a Malta come in Italia e altrove, ci si deve misurare. La proposta di Giussani e l'esperienza di Comunione e Liberazione che da lui è nata sono un grande aiuto perché le domande che giovani e adulti portano dentro di sé possano trovare una risposta convincente e coinvolgente dentro un cammino di fede. E perché la cultura cristiana che ha segnato in profondità la storia di queste terre torni ad essere significativa nella formazione dei giovani».