Una scena dello spettacolo.

«Così portiamo Dostoevskij ai russi»

Quaranta studenti sono partiti da Bergamo per la Russia. Per mettere in scena “Delitto e castigo”, su invito di un Vescovo ortodosso. Una di loro ci manda una prima puntata di diario. Le altre? «Siberia permettendo...»
Angela Perletti

Oggi si parte. Per dove? Russia, Siberia, in una città, Kemerovo, che sta lì, come un puntino su un foglio bianco. Il motivo è ancor più particolare: recitare Delitto e castigo, la grande opera di Fedor Dostoevskij, che la compagnia teatrale della scuola La Traccia ha messo in scena la scorsa primavera (ne aveva parlato Tracce.it). Così in una quarantina partiamo per questa tournée tra Kemerovo e Mosca, dal 26 settembre al 9 ottobre. Portando un autore russo ai russi, tra l'altro in italiano.
Il fatto è ben strano, ma non è che un piccolo passo di una grande storia. Sì, perché tutto questo non è affatto un caso. La vicenda ha avuto inizio nell’ottobre dell’anno scorso. A scuola il regista, Roberto Rossi, ci aveva già annunciato che Dostoevskij sarebbe stato il nostro compagno di viaggio fino a marzo, al debutto. Si cominciava così a lavorare su questo mastodontico e ricchissimo libro. Pian piano tutto ha preso forma. E nel frattempo, accadeva qualcosa di altrettanto grande. La nostra scuola, cattolica, ha iniziato un rapporto con la scuola della Diocesi ortodossa di Kemerovo. Il comune interesse e la passione per l’educazione hanno portato a febbraio Franco Nembrini, rettore della Traccia, in Siberia. Visita ricambiata dal vescovo ortodosso Aristarch, che a giugno ha partecipato alla festa del nostro istituto. Dove ha incontrato prof e alunni, regalandoci con alcuni seminaristi una serata di canti russi (v. Tracce n. 6/2011).
Quando si è saputo dell’esperienza del teatro e dell’autore scelto per la rappresentazione, sono cominciati i progetti. Così, in occasione del gemellaggio tra le due scuole, è stata annunciata la partenza della compagnia teatrale per la Siberia.
Non comprendo fino in fondo la portata di quel che sta accadendo. La avverto solo. E questo mi rende impaziente e curiosa, mi fa sussultare. Su ciò che succederà vi terrò aggiornati (Siberia permettendo, dato che non sarà facile trovare internet).
Qualche giorno fa Franco Nembrini ci ha detto che il nostro compito è un po’ come quello dell’asino nella capanna di Betlemme la notte in cui è nato Gesù. Non aveva coscienza di quell’avvenimento straordinario, ma svolgeva al meglio il suo compito, scaldare quel Bambino. E, facendolo, serviva il Mistero. Per quanto il paragone possa sembrare buffo o azzardato, io, nelle prossime due settimane, voglio essere un po’ un asino. Voglio recitare, studiare, leggere, osservare, mangiare, parlare e dormire come un asino. Voglio essere ospite di un grande avvenimento, strumento del Mistero, facendo il mio dovere. A cominciare dalle valigie, perché oggi si parte.