"Pinocchio" rappresentato dagli allievi <br>della Little Prince.

Il Pinocchio di Kibera

Dopo "Il Piccolo Principe" e "Peter Pan" i ragazzi della scuola Little Prince di Nairobi hanno messo in scena la storia del burattino di legno, vincendo il concorso della Fondazione Collodi. E il teatro diventa un metodo con cui riscoprire lo studio
Francesco Graffagnino

Un risultato del genere non se lo aspettavano quando, finito di fare il video, lo avevano spedito in Italia, a Collodi, nel Pistoiese. Quest’anno infatti avevano deciso di partecipare al concorso teatrale per le scuole indetto ogni anno dalla Fondazione intitolata all’autore di Pinocchio, Carlo Collodi. E a sorpresa hanno vinto loro, i ragazzi della scuola Little Prince di Nairobi, in Kenya. Così, sabato 30 maggio, a ritirare il primo premio c’era Anthony Maina, il preside, arrivato apposta dalla capitale africana, in rappresentanza di tutti i protagonisti sulla scena e nel dietro le quinte del Pinocchio inscenato a Nairobi, dall’asilo alle classi più alte di quella che sembra una perla in mezzo al quartiere di Kibera, uno slum con quasi un milione di abitanti, tra i più grandi del mondo.

La strada che ha portato la Little Prince a Collodi inizia nel 2000 quando ancora la scuola era solo un doposcuola nato dalla collaborazione con Avsi. Sette anni dopo, la Little Prince diventa una scuola a tutti gli effetti, un’oasi nel cuore dello slum. Mattoni a vista, grondaie gialle, un tetto blu e un giardino curatissimo, dove i ragazzi possono lasciarsi alle spalle la dura realtà della baraccopoli.

Il laboratorio teatrale, in particolare, è nato nel 2004 e da allora coinvolge tutta la scuola, anche i bambini più piccoli che lavorano per costruire la scenografia. Il primo spettacolo messo in scena è stato, ovviamente, Il Piccolo Principe. E dopo quello non si sono più fermati: Peter Pan, Il leone, la strega e l’armadio di C.S. Lewis, Il mago di Oz e, infine, Pinocchio.

Ma alla Little Prince il teatro non è un extra rispetto alla didattica. Spiega Anthony: «È un metodo. E i bambini lo imparano, per poi portarlo anche nelle altre materie, dalla matematica alla grammatica. È un luogo privilegiato dove si forma la personalità e il carattere di ognuno di loro». Così imparano ad esprimersi, tirano fuori tutto quello che hanno dentro. «Il teatro è un modo di educare. Non è qualcosa ai margini, e si integra alla perfezione con tutte le altre materie», dice ancora Anthony: «Con l’esperienza teatrale i ragazzi cambiano, si sentono protagonisti, ed è diverso anche il loro modo di stare in classe». Come per Alex, nove anni, introverso e timido, con una situazione famigliare complicata. Quando gli chiedono di fare la parte di Peter Pan, fiorisce, racconta Maina: «Ha iniziato a prendere bei voti, ad essere più attento in classe e a venire fuori, a esprimersi. Un’altra persona».

Il laboratorio di teatro è diventato l’attività simbolo della scuola, riconosciuta anche nello slum. «E questo grazie all’open day», spiega il preside: «I genitori dei bambini, ma anche i fratelli, gli amici, tutti possono vedere e partecipare». Qui tutti i bambini hanno la possibilità di esprimere sé e il proprio potenziale costruendo qualcosa di bello. Ed è questo che hanno visto, attraverso il Pinocchio, anche i giudici di Collodi.