«Accoglienza. L'Europa sia punto di riferimento»

Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (Sala Regia, 11 gennaio 2016)
Papa Francesco

Eccellenze, Signore e Signori. Vi porgo un cordiale benvenuto a questo appuntamento annuale, che mi offre l’opportunità di presentarVi gli auguri per il nuovo anno, consentendomi di riflettere insieme con Voi sulla situazione di questo nostro mondo, benedetto e amato da Dio, eppure travagliato e afflitto da tanti mali. Ringrazio il nuovo Decano del Corpo Diplomatico, Sua Eccellenza il Signor Armindo Fernandes do Espírito Santo Vieira, Ambasciatore di Angola, per le amabili parole che mi ha indirizzato a nome dell’intero Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, mentre desidero ricordare in modo speciale - a quasi un mese dalla scomparsa - i compianti Ambasciatori di Cuba, Rodney Alejandro López Clemente, e della Liberia, Rudolf P. von Ballmoos. L’occasione mi è gradita anche per rivolgere un particolare pensiero a quanti partecipano per la prima volta a questo incontro, rilevando con soddisfazione che, nel corso dell’ultimo anno, il numero di Ambasciatori residenti a Roma si è ulteriormente accresciuto. Si tratta di un significativo segno dell’attenzione con la quale la Comunità internazionale segue l’attività diplomatica della Santa Sede. Ne sono una ulteriore prova gli Accordi internazionali sottoscritti o ratificati nel corso dell’anno appena concluso. In particolare, desidero qui citare le intese specifiche in materia fiscale firmate con l’Italia e gli Stati Uniti d’America, che testimoniano l’accresciuto impegno della Santa Sede in favore di una più ampia trasparenza nelle questioni economiche. Non meno importanti sono gli accordi di carattere generale, volti a regolare aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa nei vari Paesi, quale l’intesa siglata a Díli con la Repubblica Democratica di Timor-Leste. Parimenti, desidero richiamare lo scambio degli Strumenti di Ratifica dell’Accordo con il Ciad sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese, come pure l’Accordo firmato e ratificato con la Palestina. Si tratta di due accordi che, unitamente al Memorandum d’Intesa tra la Segreteria di Stato e il Ministero degli Affari Esteri del Kuwait, dimostrano, tra l’altro, come la convivenza pacifica fra appartenenti a religioni diverse sia possibile, laddove la libertà religiosa è riconosciuta e l’effettiva possibilità di collaborare all’edificazione del bene comune, nel reciproco rispetto dell’identità culturale di ciascuno, è garantita. D’altra parte, ogni esperienza religiosa autenticamente vissuta non può che promuovere la pace. Ce lo ricorda il Natale che abbiamo da poco celebrato e nel quale abbiamo contemplato la nascita di un bambino inerme, «chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (cfr Is 9,5). Il mistero dell’Incarnazione ci mostra il vero volto di Dio, per il quale potenza non significa forza e distruzione, bensì amore; giustizia non significa vendetta, bensì misericordia. (continua a leggere sul sito della Santa Sede)