Un volontario del "New York Encounter".

L'altra America che attende Trump

Le testimonianze di Richard e Nick, spettacoli e canzoni. Al "New York Encounter" tre giorni ricchi di eventi che raccontano da dove possono ripartire gli States feriti da scontri e divisioni. Che oggi aspettano l'insediamento del nuovo Presidente
Giorgio Vittadini

Manhattan, 13 gennaio, si apre al Metropolitan Pavillon, nel cuore della Grande Mela, il nono New York Encounter: vi prendono parte importanti personalità del mondo americano e tante persone comuni tra cui molti giovani, a interrogarsi su una frase di Don Luigi Giussani: "La realtà non mi ha mai tradito".

Come può essere vera una frase del genere? Gli otto anni di presidenza di Barack Obama hanno lasciato un'America lacerata e insicura dove se sono aumentati i posti di lavoro sono ancor di più esplose problematiche devastanti: dipendenza dalle droghe, sfascio della famiglia, scontri razziali come non si vedevano dagli anni 60, aumento dei suicidi.

Il nuovo presidente, che comincia il suo mandato proprio oggi 20 gennaio, Donald Trump, già al centro di accuse pesanti ancora prima di cominciare, sembra essere portatore del qualunquismo più becero, del populismo più disperato, dell'egoismo più di pancia (speriamo essere smentiti!). Torniamo al New York Encounter: un uomo vestito rigorosamente di nero con tatuaggi fino al collo, si alza e va al microfono. "Nessuno riesce ad avere successo da solo. Ci deve essere qualcuno al suo fianco a mostrargli la strada, e se doni esperienza a una persona, che sia il membro di una gang o un carcerato, lui potrà farcela. E' così che è successo a me", dice, prima di raccontare la sua storia.

Si chiama Richard Cabral. La madre era un'alcolizzata, il padre un membro di una gang di latinos di Los Angeles sempre assente da casa. A 13 anni finisce per la prima volta in carcere, a 15 diventa dipendente da crack e cocaina ed entra a far parte di una gang. A vent'anni viene arrestato con l'accusa di tentato omicidio, rischiando una condanna a 35 anni di carcere. Ma negli inferni dei disperati, accade qualcosa.

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