Eugenio Mazzarella.

Mazzarella: «Quella vita nuova che non viene dalla legge»

Le unioni civili, le piazze e la discussione in Parlamento. Il filosofo napoletano rilegge l'intervento di Julián Carrón sul "Corriere della Sera". Mettendo l'accento su quel "quid" proprio dei cristiani
Eugenio Mazzarella

Dopo mesi di discussioni, l'approdo in Parlamento delle unioni civili, con il ddl Cirinnà, ha mobilitato due piazze: l'una a reclamare il riconoscimento di nuovi diritti e l'altra che reclamerà, sabato prossimo, la difesa dei diritti tradizionali. Due piazze, cui, considerati alcuni toni agitati, non stonerebbe un po' più di riflessività. Che poi vuol dire, pur nella difesa sincera delle proprie convinzioni, non banalizzare le ragioni e le preoccupazioni che a quelle convinzioni vengono opposte, le ragioni "degli altri". 

In questo senso, fa bene Julián Carrón, nel suo commento di ieri sul Corriere della Sera a ricordare - a chi i nuovi diritti avversa, considerandoli un attentato ai valori fondanti la civiltà occidentale - il diritto all'espressione di questi nuovi diritti, e alla loro ricerca di tutela positiva nell'ordinamento giuridico; a ricordare che ciascuno di questi nuovi diritti «pesca in ultima istanza in esigenze profondamente umane: il bisogno di amare ed essere amati, il desiderio di essere padri e madri, la paura di soffrire e di morire, la ricerca della propria identità». Esigenze non comprimibili, cui non si può opporre grettezza di "comprensione", cioè di cuore e di mente. Ma fa altrettanto bene a ricordare a chi, per questa radicalità umana che vi si esprime, ne vive il fascino, di non credere più di tanto che la "salvezza" dell'equazione della vita, del suo senso di compimento, della sua "felicità" possa risolversi nell'aspettativa, soddisfatta, che «l'ordine giuridico risolva il dramma del vivere e garantisca "per legge" una soddisfazione dei bisogni infiniti propri di ogni cuore».

Infatti, andando al fondo delle cose, «con tutto il rispetto dovuto al dibattito giuridico», l'insoddisfazione di una condizione umana, omosessuale o eterosessuale, non ha il suo punto di acquietamento in questa o quella norma, pure utile e benvenuta a sovvenire a questa o quella situazione concreta. E «il grido di compimento, che c'è dietro ogni tentativo umano» può trovare risposta solo da «una vita diversa e nuova che può rivoluzionare strutture, iniziative, rapporti, insomma tutto» (Giussani)...


CONTINUA A LEGGERE SU ILSUSSIDIARIO.NET