Il convegno della fondazione Banco alimentare con <br>Julián Carrón, Giuseppe Guzzetti e Fausto Bertinotti.

«Un gesto educativo, perché non finisce lì»

Il Banco alimentare ha presentato la Giornata del 28 novembre, con un dialogo tra Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, don Julián Carrón e Fausto Bertinotti. Non l'invito a un atto di solidarietà, ma a un cammino
Roberto Perrone

«Non solo un gesto di carità, ma la presa di coscienza della dignità dell’altro». Così Julián Carrón ha concluso il convegno che la Fondazione Banco alimentare ha organizzato per lanciare la giornata della Colletta alimentare, in programma sabato 28 novembre. Cominciò tutto l’ultimo sabato di novembre del 1997 e da allora per diciotto anni questo gesto è diventato sempre più largo e diffuso, in Italia ma anche fuori. Infatti il convegno, ospitato nel centro congressi della Fondazione Cariplo, oltre che in diretta tv in Italia, è stato trasmesso in streaming in molti paesi del Mondo, dal Belgio al Cile, dagli Usa al Paraguay. E una delle testimonianze video (ce ne sono molte altre raccolte nel volume di Giorgio Paolucci Se offrirai il tuo pane all’affamato, edizione Guerini e Associati) viene proprio da laggiù, con le immagini di un gruppetto sparuto di persone e quattro supermercati coperti.

Piccole cifre in confronto a quelle italiane: 5,5 milioni di donatori, 135mila volontari (30mila solo in Lombardia), 320 città, 11mila punti vendita coperti. Ma non sono solo i numeri che contano. Questo ha voluto dire il convegno, che proprio a questo puntava già nel suo titolo: «Condividere i bisogni per condividere il senso della vita». A rispondere alle domande di Marco Lucchini, direttore generale del Banco Alimentare, si alternano l’avvocato Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, Fausto Bertinotti, presidente emerito della Camera dei deputati, e Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL.

Il percorso degli interventi testimonia che non siamo davanti a un lavoro meccanico - «seppure scaturito», secondo Guzzetti, «da una generosità tipica del popolo italiano», mentre Bertinotti su questo è meno ottimista - ma a qualcosa d’altro. A un ponte, come verrà descritto. Guzzetti racconta l’incontro con il Banco e l’adesione della Fondazione Cariplo al progetto, «seguendo il principio di sussidiarietà della nostra struttura: non fare noi direttamente, ma sostenere tutte quelle realtà che "fanno", e il Banco alimentare rispondeva appieno a questa caratteristica».

Così si parte, con un desiderio, con un sostegno. Poi, lungo la strada sorge sempre la domanda sulla felicità, quella che, ad esempio, viene dal lavoro o quella che se ne va se il lavoro non c’è (Lucchini cita una struggente canzone brasiliana). Tutto questo stimola Fausto Bertinotti che ringrazia innanzitutto per il "dono" dell’invito: «La felicità oltrepassa qualsiasi dimensione umana, non solo quella del lavoro. Il lavoro può essere anche il tempo di una contesa, ma può introdurre carità, solidarietà, umanità. Bisogna attraversare il lavoro per vedere, incontrare la persona che lavora». Carrón racconta dei tempi in cui era insegnante di religione a scuola: «Mi sono trovato a fare le cose per amore agli altri anche privo di entusiasmo, ma la felicità è legata all’amore con cui uno lavora. L’amore, la donazione agli altri ci fa vivere una pienezza. In questo darci riceviamo molto di più di quello che doniamo».

Negli intermezzi, testimonianze dal mondo dei volontari. Uno di questi, di Perugia, racconta di due ragazze musulmane che lavoravano per il Banco in una delle collette passate. «Una di queste mi ha detto: si vive una volta sola e bisogna essere ricordate come persone buone». Basta? Per Guzzetti «al popolo generoso si devono offrire delle occasioni». Meno convinto Bertinotti, come dicevamo, della generosità diffusa nel popolo italiano. Però è d’accordo sulle occasioni: «Provo stupore per i numeri del Banco, ma dovreste andare oltre, dovreste aiutare gli altri, far sì che la carità diventi percorso educativo». L’ex leader di Rifondazione, coraggiosamente, rilegge la sua parabola politico-esistenziale, senza rimpianti, coerente, ma con giudizio: «Trent’anni fa non sarei stato così coinvolto con iniziative di questo tipo. Consideravo l’elemosina, la carità come elementi di minore importanza rispetto alla lotta per l’uguaglianza. A parte che non ho raggiunto l’obbiettivo, ma ora penso che la solidarietà sia un ponte lanciato tra la carità e l’uguaglianza. La povertà non è solo materiale ma anche morale, esistenziale. Nello sguardo verso l’altro troviamo uno specchio con un interrogativo che ci torna addosso». Carrón si aggancia subito alle parole di Bertinotti. «Questo gesto di generosità è piccolo, quasi banale, ma mette in moto una predisposizione che cerca spazio per esprimersi. Non c’è solo risposta al bisogno, ma educazione di un popolo. Il gesto della Colletta alimentare è un gesto riuscito. È un gesto educativo perché non finisce lì».

Arriva il video dell’udienza che Francesco ha concesso alla gente del Banco alimentare. «Sono persone, non numeri», dice il Papa. E Guazzetti chiosa: «Questa affermazione della persona è importante, anche per chi compie questo gesto. Penso alla comunità, al senso di appartenenza. Si tratta di coinvolgere le persone in questo». È una strada, questo convegno, dove si fa sempre un passo avanti. E prosegue Bertinotti: «La persona non è un dato, non c’è la persona senza la relazione. Quest’epoca è l’epoca della spoliazione dell’alienazione. E la persona vive, se vive, nella comunità, nel popolo. Ma tutto questo non basta più. Una persona è tale se vive nell’umanità».

Carrón raccoglie l’invito per l’ultimo pezzo di cammino: «Come risvegliare la coscienza di sé? Che tipo di relazione tra le persone? Questa è la sfida più grande. Non teorie e lezioni; questo si costruisce in un rapporto, in tanti incontri capaci di suscitare la persona. Non è grave solo la perdita del lavoro, ma la perdita di sé: noi dobbiamo rispondere alle persone non solo soccorrendo i loro bisogni o ridando loro un lavoro, ma una vita da protagoniste. È un cammino, e ci sarà un popolo solo se ci sarà un popolo di persone». Senza dimenticare la concretezza, ovviamente: c’è bisogno anche di scatoloni dove mettere le derrate alimentari: «chi dona uno scatolone dona un tesoro», recita infatti la campagna del Banco. Vedere come sul sito. Un modo di diventare protagonisti.

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