Monsignor Silvano Maria Tomasi.

Tomasi: accoglienza Ue sia equa, basta populismi

Parla il rappresentante vaticano alle Nazioni Unite di Ginevra. Nel suo intervento di ieri al Consiglio per i diritti umani, ha espresso con chiarezza una richiesta: «Il primo punto sia la difesa dei diritti degli immigrati»
Alessandro De Carolis

Altro che sbarre abbassate e poliziotti schierati alle frontiere, i nuovi “muri” antimigranti che si alzano da giorni qua e là lungo quell’Europa che si vanta di aver abbattuto un giorno un Muro dell’ignominia. All’Onu di Ginevra, monsignor Tomasi parla chiaro e in direzione contraria al vento del rifiuto che spira nel Vecchio continente contro le masse che sbarcano, soprattutto sulle coste italiane, chiedendo di poter avere una nuova chance.

L’osservatore vaticano è diretto. Non solo, afferma, «le operazioni di ricerca e soccorso devono continuare ed essere ulteriormente rafforzate», e «la necessità di tutelare il diritto alla vita di tutti, a prescindere dallo status personale, deve restare la priorità». Ma il «reinsediamento in Europa, così come in altre parti del mondo, deve essere – invoca – effettivamente svolto e più equamente distribuito, con la dovuta attenzione alle esigenze di sicurezza e sociali, ma senza – sottolinea – acquiescenza alle pressioni populiste irrazionali». E terzo, suggerisce, «le autorità competenti dovrebbero fornire canali legali più sicuri di emigrazione e di accettazione concreta, in modo da conciliare i diritti dei migranti e gli interessi legittimi delle società che ricevono».

Ciò che è sotto gli occhi di tutti è invece altro. «Il sistema multilaterale, in particolare i Paesi di immigrazione – osserva monsignor Tomasi – non sono ancora riusciti a gestire in modo efficace la migrazione». «Evidente», riconosce, è «la grande generosità nell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti», ma una vera «strategia per l'immigrazione a lungo raggio è ancora carente». Il presule snocciola delle cifre: almeno 1.800 migranti morti dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo, o i 25 mila Rohingya e gente del Bangladesh imbarcati da trafficanti e destinati in Thailandia e in Malesia. E ancora – monsignor Tomasi lo definisce un «totale scioccante» – i 68 mila minori non accompagnati fermati tra l’ottobre 2013 e il settembre 2014 dalla polizia di frontiera statunitense.

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