«Amma venì pure nuje»

Quattro ragazzi di un carcere minorile che hanno partecipato alla Giornata di raccolta. Tra scatoloni, volontari e il lavoro in magazzino, la possibilità di scoprire «Qualcuno che abbia passione per la propria vita e il proprio destino»

Nel cuore di chi l’ha intuita c’è stata certamente, così come ampiamente documentato e raccontato, la passione per l’io, tanto che diceva don Giussani “un singolo io vale più di tutto l’universo”.

I ragazzi del carcere minorile di Nisida (Napoli) dal 3 ottobre, quando cioè hanno avuto la possibilità di partecipare all’udienza che papa Francesco ha concesso al “mondo Banco alimentare”, ogni volta che mi incontravano sull’isola mi chiedevano se avessi chiesto l’autorizzazione a farli uscire per la giornata della Colletta. Ogni volta: «Felì amma venì pure nuje, ce tenimmo assaje». Ed io sempre a dire: «Tranquilli ragazzi, è ancora presto, vedrete che alla fine vi faranno partecipare». Ogni volta una scusa buona per evitare la domanda sul perché tenessero tanto a partecipare ad un gesto così. Poi, però, arriva il tempo di chiedere l’autorizzazione e lo faccio in maniera formale, evitando la domanda. In fondo avevo già la risposta: quella dello scorso anno. O, forse, perché a loro interessa trascorrere una giornata diversa fuori dalle sbarre. Cos’altro ci sarebbe da chiedere?

Arriva il giorno della Colletta, alle 9 (con mezz’ora di anticipo) salgo le stradine dell’isola con le solite preoccupazioni. Arrivo in portineria che i ragazzi sono già pronti e, con loro, un agente che ha in mano il foglio dell’autorizzazione. «Destinazione: magazzino di Fisciano. Rientro: ore 24». «Felì, abbiamo fatto il colloquio ampressa ampressa (in fretta) perché dovevamo uscire con te a fare il Banco alimentare!». Uno dei quattro ragazzi è già papà di due figli che vede una volta a settimana, per questo spesso gli concedono di fare un colloquio più lungo così da stare un po’ di più con loro. Assieme ad un altro hanno già partecipato l’anno scorso alla Colletta. Due invece sono “nuovi”. Dopo circa un’ora di viaggio in cui gli “esperti” spiegano ai “nuovi” come funziona la cosa, ed io a pensare che in fondo li aspetta una giornata a scaricare pacchi, arriviamo al magazzino: pettorine indossate e subito all’opera.

Un giro per spiegare cosa si facesse quotidianamente lì dentro, chi aveva “inventato” la Colletta e perché, e si inizia a dare una mano a sistemare il magazzino per accogliere chi viene a consegnare gli scatoloni. Pranzo veloce e si ritorna a lavoro. Fino alle undici di sera, senza staccare un attimo, sempre col sorriso sulle labbra. Sulla strada del ritorno, siamo tutti stanchi ma contenti, fieri di quanto vissuto. Facciamo ritorno in tempo utile. È tardi, ma l’agente ci concede un brevissimo saluto. Poi, tutti dentro.

Ritorno sull’isola lunedì e me li ritrovo sulla porta del cantiere ad aspettarmi, con quattro fogli in mano, gli occhi sgranati e le braccia pronte per ricevere e dare un grande abbraccio: «Tieni queste le abbiamo scritte per te»



Antonio
«Questo è stato il secondo anno che ho partecipato alla Colletta del Banco alimentare, ed è stato ancora più bello perché sono stato al deposito dove arrivavano i camion da tutta la Campania. Prima di arrivare ad deposito, in macchina, chiedevo al mio amico Felice che compito avremmo svolto una volta arrivati lì. È già mi ero fatto un’idea che quell’esperienza mi sarebbe piaciuta, però, una volta arrivati al deposito, ho conosciuto tantissimi volontari. Ho lavorato tantissimo, però non sentivo la fatica accumulata perché pensavo a quanta gente stavo aiutando con i miei sforzi. Ieri sera (evidentemente ha scritto la lettera la domenica, ndr) mentre scaricavamo i camion mi soffermavo e i guardavo attorno e avevo l’impressione di una grande famiglia. Ma la soddisfazione più grande io l’ho avuta quando sono andato sul retro del deposito e man mano lo vedevo riempire sempre di più, e tra me e me pensavo che poi a Napoli non siamo egoisti, perché anche con un piccolo contributo hanno voluto partecipare alla Colletta alimentare. Non smetterò mai di ringraziare il mio amico Felice per le emozioni che grazie al suo impegno ho provato, e per questa bellissima esperienza, e che l’anno prossimo mi darà la possibilità di partecipare di nuovo».

Mariano
Questo è il secondo anno che partecipo al Banco alimentare. Questo anno mi è piaciuto di più perché siamo andati al magazzino dove venivano macchine, pullman, camion, dove dovevamo scaricare tutti i pacchi che recuperavano fuori ai supermercati. La cosa più bella è che ho fatto tante amicizie nuove. Io ringrazio al mio amico Felice che mi ha dato la possibilità di fare questa bellissima esperienza».

Enrico
«Sabato ho passato una bellissima giornata insieme a tre miei amici. Con noi c’era anche Felice che grazie a lui che ha organizzato tutto ci ha fatto vivere una bellissima esperienza lavorando al “Banco alimentare” scaricando camion che arrivavano al deposito con cibo dentro, che poi andava distribuito per persone che ne avevano molto bisogno. Questa esperienza mi ha fatto capire tante cose e mi ha reso utile per persone che ne avevano bisogno e questo mi ha fatto sentire molto bene. Ringrazio Felice che è una grande persona. Ti voglio bene».

Antonino
«Un breve discorso senza troppo forzare la grammatica, violarla, ma mi basta dire semplicemente grazie; quel giorno non credevo mai che avrei incontrato persone così cordiali ed ospitali, ma soprattutto aver trascorso un giorno con il mio caro amico Felice è unico e imparagonabile, perché sei una persona speciale; e questo non lo dico tanto per dire ma perché è così, credimi. Poi vedere tutta quella gente (volontari) operai, e pure i presidenti condividere tutti insieme questa iniziativa, senza paragoni di ruoli, senza diversitudine uno con l’altro mi ha fatto pensare molto. Ora ne sono certo che in questo mondo stanco di tutta questa sofferenza, che non sa dare più una risposta, ma la risposta è semplice da dire: che anche solo per un giorno o chissà per quanto non bisogna mai arrendersi perché non si finisce mai di imparare e scoprire che ci sono persone reali, grazie Felì, il tuo caro amico».


Rileggo lo “slogan” «Condividere i bisogni per condividere il senso della vita»: ne nasce compassione (passione per l’altro) e commozione (muoversi insieme) per tutti i nostri compagni di strada, per tutti i nostri fratelli uomini. Chiedo perciò, ogni giorno, di fare esperienza che il mio cuore che attende, come quello di ciascuno, povero o meno, di trovare Qualcuno che si muova con lui, che abbia passione per la propria vita e per il proprio destino. Noi, come diceva papa Francesco, possiamo fare qualcosa di umile, che ha la forza di un miracolo, educarci all’umanità presente in ogni persona bisognosa di tutto.

Giovanni "Felice", Napoli