MOSTRA A MILANO In carcere si può cambiare vita

Vigilando redimere. La mostra sulle carceri presentata allo scorso Meeting di Rimini sbarca al terzo piano del Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo. Da Avvenire, 18 marzo 2009
Giorgio Paolucci

Nel bel mezzo dell’emergenza carceraria, che registra un sovraffollamento delle celle che ha ormai raggiunto i livelli precedenti all’indulto, sbarca nel Palazzo di Giustizia di Milano una mostra che mette a tema il mondo dei reclusi.
Un mondo che nella vulgata dominante (affermatasi anche a causa dell’aumento della criminalità) dovrebbe marcire in cella, un mondo condannato a restare prigioniero del suo passato e degli errori commessi, e sul quale è inutile investire per tentare un recupero sul piano umano e sociale. E invece anche in prigione può accadere che qualcosa cambi, che si metta in moto una dinamica nel segno della positività, della voglia di cambiare e di ricominciare una nuova vita. "Libertà va cercando ch’è sì cara. Vigilando redimere": il titolo della mostra (realizzata in occasione del Meeting di Rimini 2008) esprime bene la provocazione che in essa è contenuta. «Siamo convinti che un uomo, qualunque delitto abbia commesso, ha sempre una possibilità di cambiare e di redimersi, se incontra qualcuno che fa rinascere una domanda sulla verità di sé e testimonia un modo di guardare la vita in maniera positiva - spiega l’avvocato Paolo Tosoni, responsabile della Libera Associazione Forense che ha promosso l’iniziativa, visitabile da oggi al 28 marzo presso l’atrio della Corte d’appello al terzo piano del Tribunale (info e prenotazioni: mostracarceri@email.it) -. Non è una convinzione ideologica, nasce dalle esperienze raccontate nella mostra: la documentazione di esistenze cambiate, che ritrovano speranza in un ambiente dove sembrerebbe non esserci più speranza». I pannelli della mostra riproducono lettere di carcerati che raccontano la loro condizione, documentazioni di carattere storico, letterario e cinematografico che raccontano la rinascita dell’umano nelle prigioni. La funzione rieducativa della detenzione, prevista dalla Costituzione ma spesso disattesa, viene così riproposta in un momento in cui è sempre più evidente che non si va lontano se ci si limita a riempire le celle e a costruire nuove carceri.
La prigione deve diventare un luogo in cui si sconti la pena e insieme sia possibile ricominciare un nuovo percorso umano: vigilando redimere.