Proteste dopo il golpe in Honduras.

HONDURAS Ma la Chiesa non sta a guardare

Nel pieno della crisi per l'espulsione dell'ex presidente Zelaya rimpiazzato da Micheletti, la Chiesa locale prende con realismo una posizione al di là di ogni strumentalizzazione...
Adriano Moraglio

In Honduras la Chiesa sta dimostrando di essere ancora una volta un punto di equilibrio per il bene del popolo e di saper leggere con realismo la situazione politica al di là di ogni strumentalizzazione. È quanto emerge dalla nota che la Conferenza episcopale locale e il suo presidente, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (vedi approfondimento), hanno diffuso, nel pieno dei contrasti tra il presidente deposto dell’Honduras, Manuel Zelaya, espulso dal Paese, e il presidente ad interim, Roberto Micheletti.
La chiesa honduregna, a differenza dei i mass-media internazionali e persino dell’organizzazione degli Stati americani, non ha parlato di golpe registrando, che attualmente in Honduras «i tre poteri dello Stato, esecutivo, legislativo e giudiziario, agiscono in senso legale e democratico e in accordo con la Costituzione della Repubblica dell’Honduras». Ha fatto ciò aspettando alcuni giorni prima di pronunciarsi fino a quando non ha potuto disporre di tutti i documenti sulla crisi istituzionale.
I vescovi hanno sia denunciato con lucidità l’attentato da parte del presidente deposto nei confronti della Costituzione, con la sua iniziativa per un referendum popolare che gli permettesse di ripresentarsi alle elezioni del prossimo novembre, sia chiesto spiegazioni circa l’operazione del commando dell’esercito che ha espulso Zelaya, perché secondo la Costituzione «nessun honduregno può essere espatriato né consegnato a uno Stato straniero».
«Lo scontro che si vive - si legge nel documento della Conferenza episcopale - non deve portare all’acuirsi della violenza; anzi, deve essere un punto di partenza per il dialogo, il consenso e la riconciliazione che ci possono rinforzare come famiglia e per intraprendere anche un cammino verso lo sviluppo integrale di tutti. Esortiamo il popolo di fedeli a intensificare la preghiera e il digiuno solidale chiedendo che tra noi regni la giustizia e la pace». In tutte le chiese si sono elevate preghiere per la pace, la giustizia e la riconciliazione nel rispetto della legalità.
Il popolo honduregno si caratterizza per un profondo spirito religioso che si manifesta nelle molte forme della pietà popolare. Ci sono otto diocesi, undici vescovi, 191 parrocchie, 438 sacerdoti (diocesani e religiosi), 800 religiose e 148 seminaristi. Il cardinale Maradiaga è una figura di alto prestigio sia in patria che in America Latina. Nelle parrocchie collaborano nell’azione pastorale numerosi catechisti. Tra le diverse realtà laicali figurano il Cammino Neo-catecumenale, l’Opus Dei, il Movimento Carismatico e una piccola comunità di Cl. Il Nunzio apostolico in Honduras, monsignor Luigi Bianco (vedi approfondimento), nominato il 12 gennaio scorso, ha sottolineato che «in questo momento così delicato che attraversa l’Honduras la Nunziatura apostolica segue la situazione con attenta partecipazione e fervida preghiera, nella speranza che, con la responsabilità e l’aiuto di tutti, si giunga a una pacifica soluzione nell'interesse del bene comune del popolo honduregno».