Piazza Vittorio Veneto durante la visita del Papa<br> a Torino.

«Andati in un modo e tornati in un altro»

Papa Francesco visita la città piemontese. Ad accoglierlo oltre novantamila giovani in piazza Vittorio Veneto. Tra di loro ci sono anche alcuni ragazzi del Clu: Andrea, Veronica, Benedetto... Ed Eleonora, conosciuta appena qualche giorno prima a lezione
Maria Luisa Minelli

Una città intera si è fermata. Come abbiamo visto, il 21 e 22 giugno, a Torino, sono accorsi in migliaia ad accogliere il Papa. Chi per affezione, chi per semplice curiosità, chi perché «be’, anche lui è piemonteis». Ma forse a spingere 90mila giovani a riempire piazza Vittorio Veneto, una delle più grandi d’Europa, è la consapevolezza che quell’uomo porta una novità, qualcosa che c’entra con la vita di tutti i giorni.

Oltre ad imprenditori, operai, malati, Francesco aveva espresso il desiderio di incontrare proprio loro. I giovani. «Io c’ero», racconta Andrea, 22 anni, che frequenta il terzo anno di Storia. Descrive, ancora stupito, la città bloccata e il silenzio che si è creato tra la folla quando il Santo Padre ha cominciato a parlare. «Non volava una mosca. È il primo segno che lui si rivolge a tutti». Ma ancor più di questo: «Quello che ha detto è così attuale: è per me oggi».

Il Papa ha parlato di amore, vita e amici. «Questo mi riguarda. Basta pensare alla mattinata di oggi», dice Andrea: «È un periodo intenso, con tante cose da fare: c’è l’esame di Inglese, la vacanza con gli amici del movimento da organizzare...». Eppure ha accantonato tutto questo per dedicarsi allo studio del petrolio con Salem, un ragazzo tunisino di 13 anni: «Noi del Clu ci proponiamo come gesto di caritativa l’aiuto allo studio per gli studenti delle medie. Da tre anni seguo Salem, che domani affronterà l’esame di Terza». Ma Andrea non ha lasciato i suoi impegni solo per non “abbandonarlo” prima della prova: «Quello che ha detto il Papa sull’amore gratuito è il motivo per cui ho deciso di andare a caritativa: un amore “casto”, per usare le sue parole, senza ritorni, è quello di cui ho bisogno per essere vivo». Per «vivere e non vivacchiare», come diceva Francesco citando Pier Giorgio Frassati. «Stamattina, andando da Salem, mi chiedevo: io ho un esame giovedì, tanti impegni... Ma stare con quel ragazzino mi ha misteriosamente aperto a tutto il resto, a quello che devo fare, ricordandomi che tutto è lì per me, che anche la vacanza da preparare è una possibilità di conoscere questo bisogno di amare di cui sono fatto. Dedicare il mio tempo a lui mi ha ridonato la curiosità di vedere cosa c’è veramente in ballo nella giornata di oggi». È come ha detto il Papa: «Quando il giovane ama, vive, cresce, non va in pensione. Cresce, cresce e dà».

Anche Andrea è stato toccato dall’incontro con Francesco: in piazza con lui c’era Eleonora, conosciuta qualche giorno prima a un seminario di Storia contemporanea. Lei lo aveva invitato a pranzo, poi la discussione per il segno di croce fatto prima di mangiare. «Mi ha raccontato di aver frequentato a lungo l’oratorio, era anche catechista». Ma in seguito ad un’esperienza dolorosa ha deciso di mollare quelle cose “per bambini” e di crescere. Eppure ha deciso di seguire Andrea e i suoi amici in piazza. Il suo commento, dopo l’evento, è stato semplicissimo: «Che roba, ’sto Papa».

«È venuta quasi per caso, ma ho visto che non era lì solo a sentire, lo ha proprio ascoltato. Lui, che è il “capo delle cose per bambini”. È un testimone. E si vede perché la gente lo segue e desidera essere come lui. Parla dell’amore e ti viene da desiderare di amare così: esci dicendo “vorrei vivere l’amore come ne parla lui”, controcorrente». Andrea pensa alla sua vita: «Sono fidanzato da tre anni, ora la mia morosa è partita per la Germania e non la rivedrò per mesi. In questi giorni stavo facendo fatica, perché è facile dirsi “ti voglio bene” al telefono. Anche il Papa diceva: “Parlare dell’amore è tanto bello, si possono dire cose belle, belle, belle”. Ma lei è laggiù e io mi chiedo: cosa vuol dire volersi bene ora che siamo lontani? I discorsi sulle esperienze condivise in passato non bastano». Per questo è rimasto segnato dalle parole di Francesco: «L’amore è più nelle opere che nelle parole, l’amore è concreto». Andrea racconta che è nato in lui il desiderio di riscoprire il significato del rapporto con la sua ragazza nelle cose concrete: «Nello studio di oggi pomeriggio, negli impegni quotidiani. Non nei discorsi, ma nelle opere».

In piazza c’erano altri amici, come Veronica e Benedetto, compagni di università. «Non tutti sono stati entusiasti allo stesso modo», continua Andrea: «Ognuno era lì con il suo stato d’animo o alcune obiezioni. Ma tutti siamo andati in un modo e tornati in un altro. Il Papa non colpisce solo per quello che dice, ma per come vive, come ci parla, come ci guarda. Allora, davanti alle tempeste della vita, come per me il dolore per una cara amica che ha appena perso un bimbo, viene da desiderare la sua stessa certezza. Ora ha inizio un lavoro».