«Euro sì, euro no». Ed io?

Nel "frastuono" dei commenti di questi giorni, la necessità di un giudizio personale sulla crisi greca. Con l'aiuto del quartino sulle Europee dell'anno scorso: «È possibile un nuovo inizio?»

Cari amici, che cosa sta sostenendo il mio giudizio su ciò che i media ci lanciano addosso rispetto ai fatti di questi giorni, dalla crisi greca al referendum di ieri? Il mio giudizio parte dall'esperienza che sto facendo, o è dipendente da ciò che i numerosi commentatori ci propongono in questi giorni? Questa mattina non ho potuto fare a meno di rileggere il quartino «È possibile un nuovo inizio?», uscito in occasione delle Elezioni europee 2014, e di riproporlo anche ai miei amici.

Ho riconosciuto corrispondente questo passaggio, rispetto a ciò che sto vivendo e alla situazione attuale dell'Europa, dalle parole di Benedetto XVI: «Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai, in questo mondo, il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana». In altre parole, «le buone strutture aiutano, ma da sole non bastano. L’uomo non può mai essere redento semplicemente dall’esterno».

Questo è vero perché, per l'esperienza umana e professionale che sto facendo, mi rendo conto che prima che per l'Europa, è vero per me che le buone strutture non bastano, e che la redenzione non viene dall'esterno. Così, posso dire che anche per la Grecia e il suo popolo la salvezza non sta nell'euro sì o euro no, Europa sì o Europa no, ma in ciò a cui ognuno di loro, come ciascuno di noi, sta rispondendo (ora) nel dire (o nel giudicare) quel sì o quel no.

È un bell'esercizio di ragionevolezza e di uso della ragione. Oggi capisco un po' di più cosa significa che «le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell'uomo». Basterebbe soltanto, per me in primis, dare veramente credito a questo.

Mattia, Chioggia