Il cardinale Tauran, Emilia Guarnieri e Snaidero.

Seguire quella sete di bene

Presentata a Roma l'edizione 2015 sulla "mancanza". Emilia Guarnieri, padre Imad Gargees, Roberto Snaidero e il cardinale Tauran hanno anticipato i temi di una settimana ricca di sorprese. Come quella della presenza del premier Matteo Renzi
Silvia Guidi

"Che ora, perché agonizzi, non ascolti", è un verso della poesia di Mario Luzi da cui è tratto il tema del Meeting di quest’anno. Un testo bellissimo che vale la pena di leggere per intero, ha sottolineato Emilia Guarnieri durante l'incontro di presentazione che si è svolto il 2 luglio in piazza di Pietra a Roma, iniziato proprio con la lettura integrale della poesia. Non per snobismo o per atteggiarsi a intellettuali: la grande arte aiuta sempre a leggere il presente, a svelarne la segreta struttura e le potenzialità nascoste, sepolte sotto cumuli di preoccupazioni (pur legittime), vecchie e nuove ferite e l’ansia sempre risorgente del fare che soppianta l’essere. Quando le cose vanno molto male è facile dimenticarsi della “musica perenne” che vive nel fondo della realtà.

«Di che mancanza è questa mancanza, sarà un Meeting su ciò che manca?», ha continuato Emilia Guarnieri: «Sulla disaffezione al bene di tutti che vediamo sempre più diffusa, sull’individualismo e la solitudine? Il tema vero - che sarà approfondito da un intervento di Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, il 21 agosto - sarà il desiderio di ascoltare la sete di bene che affiora dalla realtà, descritto bene da Luzi, un desiderio potente ma tante volte messo a tacere da altri assordanti surrogati di felicità, come il potere, i soldi, le mode. Messo a tacere anche dalla paura. Quel richiamo che ora, perché agonizzi non ascolti. Ma presto o tardi la musica perpetua ritornerà. Non è certo un’analisi quello che vogliamo proporre ma un incontro, come facciamo da 36 anni. La mancanza, anche materiale, ci costringe a muoverci, ci spinge alla ricerca». Che tipo di mondo vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi? Ha continuato la presidente della Fondazione Meeting citando un passo dell’ultima enciclica del Papa. Il problema non è solo il destino di posteri senza nome e senza volto, ma «è in gioco la dignità di noi stessi».

Se c’è una ragione per vivere. E anche per morire, come testimonia il martirio dei cristiani nelle guerre che stanno devastando il Medio Oriente: «La preghiera è il modo più concreto per sostenerci», le ha fatto eco padre Imad Gargees, sacerdote di rito caldeo del Kurdistan iracheno, studioso di diritto canonico, parlando delle sofferenze del suo popolo: «La crisi non durerà per sempre. Oltre 125mila cristiani hanno lasciato la piana di Ninive e sono stati accolti dal governo del Kurdistan, ma io ho ancora negli occhi la realtà della scuola fondata quindici anni fa nella mia eparchia, in cui ragazzi musulmani e cristiani studiavano insieme l’aramaico, costruendo il loro futuro in pace. Sono stato sette anni parroco in Iraq e ho sperimentato che vivere insieme è possibile. Ce lo insegna la testimonianza di Miriam, una bambina di dieci anni, che molti di voi hanno già visto in un video». Il desiderio di costruire è più forte del vento distruttivo del male, anche nell’Italia investita in pieno dalla crisi, ed è una molla che fa camminare.

«Ho quattro nipotini, la mia vita lavorativa non durerà per sempre e mi piacerebbe essere ricordato come uno che ha aiutato i giovani ad andare avanti», dice Roberto Snaidero, presidente di Federlegno Arredo (tremila aziende che fanno parte delle famigerate “eccellenze” italiane), raccontando le iniziative in programma a Rimini (un luogo di cui si è progressivamente più “innamorato”, anno dopo anno, edizione dopo edizione). E il prossimo viaggio a Cuba, per avviare nuovi progetti di collaborazione tra i giovani architetti locali e le maestranze italiane.

«Il mondo non sarà distrutto da chi compie il male, ma da chi guarda senza fare nulla», ha detto il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, citando Einstein e ribadendo il concetto con la celebre massima di Seneca: Non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus difficilia sunt. Non osiamo non perché le cose sono difficili, ma è vero il contrario: tutto diventa difficile se non si ha il coraggio di rischiare. Il vero problema, ha continuato Tauran, è un profondo, grave deficit di vita interiore: siamo superinformati ma abbiamo difficoltà a mettere ordine nelle nostre idee. L’illusione è di riuscire a vivere bene etsi Deus non daretur, dando gentilmente congedo a Dio, in modo che non disturbi troppo con la sua ingombrante presenza. Ma l’uomo è strutturalmente, è sempre stato e sempre sarà, un animale religioso, e gli dei - o meglio, gli idoli - non sono mai stati numerosi come adesso. «Le religioni sono parte della soluzione, non il problema», ripete Tauran, citando una frase che è stata scelta come titolo dell’incontro inaugurale.

«Il coraggio non ce lo diamo da soli. Nasce vedendo un Altro che ce l’ha», ha continuato Emilia Guarnieri: «Perché Abramo ha osato così tanto nella sua vita? Perché Qualcun altro gli ha detto “vieni e vai”. L’audacia nasce da un incontro, da un dialogo vissuto». E quest’anno saranno tanti gli ospiti chiamati a partecipare a quel «grande, bello e suggestivo paradosso che continua da accadere» da 36 anni a questa parte chiamato Meeting per l'amicizia dei popoli: tra i tanti nomi italiani in lista, Bertinotti, Violante, Sansonetti e anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che parlerà al convegno su “L’Italia e la sfida nel mondo” martedì 25 agosto.