L'attentato di Boko Haram a Biu Town.

«Vi spiego le origini di questa fiammata fondamentalista»

Dopo gli attacchi kamikaze delle ultime ore, la situazione dei cristiani nel Nord del Paese diventa sempre più drammatica. In questa intervista, l'esperto di religioni Massimo Introvigne ripercorre l'eterno conflitto che è "dentro" all'islam
Luca Fiore

Non ha pace la Nigeria. I fondamentalisti di Boko Haram sono tornati a colpire i cristiani. L’obiettivo è la riconquista del potere e la cacciata degli infedeli dalle terre del nord. Religione e politica. È impossibile distinguerli nel mondo musulmano. Neanche in Nigeria. Ma per capire quel che sta accadendo non basta capire le strategie politiche contingenti. Le ragioni dello scontro sono anche culturali e affondano nel passato. Ne è convinto Massimo Introvigne, già rappresentante dell’Osce per la lotta al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione contro i cristiani e i seguaci di altre religioni: «Qualche volta per capire le cose bisogna andare un po’ indietro nel tempo. Anche in questo caso».

Quanto indietro?
A me piace dire che quasi tutti i problemi dell’islam nascono con le sconfitte militari della fine del ‘600 e l’assedio di Vienna. Perché fino all’ora l’islam via terra (via mare era un altro discorso), aveva sempre avanzato e aveva sempre vinto. Questo fatto sembrava essere una conferma delle profezie di Maometto, secondo cui l’islam avrebbe vinto sempre. Con la sconfitta a Vienna l’islam, in modo inaspettato, comincia a perdere. E poi perderà sempre, fino a vedere la maggior parte del suo territorio controllato dalle potenze coloniali. Questo è il dramma dell’islam.

Si spieghi.
Qualcuno nel mondo musulmano comincia a mettere in dubbio la verità delle profezie. Altri si domandano che cosa sia andato storto. Ci sono sostanzialmente due rispose. Una risposta, che rimane vincente fino a dopo la Seconda guerra mondiale. È la risposta modernizzatrice o modernista che dice: per colmare il divario con l’Occidente occorre importare elementi di modernità. Poi gli elementi che decide di importare il Sultano sono magari diversi da quelli di Ataturk in Turchia o Sugarko in Indonesia.

La seconda risposta qual è?
Già nel Settecento si fanno strada i tradizionalisti - la parola "fondamentalista" nascerà nel Novecento - e questa risposta prende piede nelle periferie dell’impero. Alla domanda sul perché l’islam abbia iniziato a perdere si risponde in modo opposto: si è imitato troppo l’Occidente. Ma questa posizione è rimasta per lungo tempo minoritaria e si è sviluppata in regioni periferiche.

Quali?
Nell’attuale India e Pakistan con le premesse di quelle che sarà poi la scuola Deobandi. Nei deserti arabi con Wahab, dalla cui predicazione si svilupperà l’islam wahabita che oggi si diffonde con il denaro del petrolio saudita. E infine proprio in Nigeria. La terza grande reazione di tipo tradizionalista, infatti, si sviluppa con il regno di Sokoto al cavallo tra Settecento e Ottocento. È un regno che noi oggi chiameremmo "talebano" nel quale trovò spazio il predicatore Usman dan Fodio.

Perché, a un certo punto, queste correnti smettono di essere marginali?
Le classi dirigenti, che dopo la Seconda guerra mondiale hanno preso il mano il potere con la decolonizzazione, erano tutte ispirate alla corrente modernizzatrice. Ma hanno dato pessima prova di sé. Sotto il profilo della politica internazionale, della corruzione, della politica economica e della capacità di gestione dello Stato. A quel punto i tradizionalisti hanno avuto buon gioco nel dire: è abbiamo imitato troppo l’Occidente. I padri del deserto non sapevano né leggere né scrivere, non avevano la pittura fiamminga o l’opera italiana o la letteratura francese, però le battaglie anziché perderle le vincevano.

Ma cosa succede in Nigeria oggi?
Di fatto l’islam modernizzatore che ha gestito il potere fino a pochi anni fa è stato sconfitto. E oggi al potere ci sono i cristiani con l’attuale presidente Goodluck Jonathan. Tra i musulmani, quindi, è cresciuta la frustrazione e sulla frustrazione sono cresciute le posizioni fondamentaliste. In questo contesto nasce il gruppo Boko Haram, i cui nome tradotto significa "tutte le forme di educazione non musulmane sono haram". "Haram" è il termine arabo che si contrappone ad "halal". La carne halal è la carne che si può mangiare, quella haram è quella corrotta, putrida, proibita che non si può mangiare. Quindi il messaggio è “tutto ciò che non viene dall’islam è carne avariata”.

Questo atteggiamento è comune anche ai Talebani, ad esempio.
Sì, ma va calato nel contesto specificatamente nigeriano. La Nigeria è spaccata in due: una parte a maggioranza cristiana e una parte a maggioranza musulmana. Il problema è che il petrolio si trova nella parte cristiana. Quindi l’ipotesi separatista, che è sul tavolo, porterebbe i musulmani a vivere in uno Stato molto povero, perché i proventi del petrolio in gran parte finirebbero ai cristiani.

Ma perché questa escalation negli ultimi mesi?
I musulmani non sopportano che lo Stato sia dominato dai cristiani e dagli interessi petroliferi. Poi ci sono state le primavere arabe che sono state il colpo finale alle classi dirigenti del mondo islamico modernizzatore. Bel Ali, Mubarak e Gheddafi sono stati spazzati via. E Gheddafi era molto influente a Sud della Libia.

Che conseguenze potrebbe avere la crisi Nigeriana nei Paesi della regione?
Il rischio è che Boko Haram, e soprattutto i predicatori che le stanno dietro, estendano la loro influenza anche ai Paesi vicini. Anche perché non ci sono più i contrappesi dell’islam un po’ pasticcione di Gheddafi. Il raìs di Tripoli che faceva propaganda in tutto il continente africano. Gridava molto, ma di fatto l’islam che predicava era, nella conseguenze pratiche, più moderato rispetto a quello di Boko Haram.