Negli Usa, un americano su cinque non ha un <br>ambito religioso di riferimento.

Ma chi sono, davvero, i "figli di nessun Dio"?

Mentre le ricerche riferiscono che sempre più persone negli Stati Uniti non si riconoscono in nessuna religione, "Newsweek" racconta di un neurochirurgo che scopre un paradiso (e una fede) privi di mistero. E che lasciano l’uomo privo di identità
Lorenzo Albacete

Un americano su cinque – e uno su tre fra quelli sotto i trent’anni – non ha un ambito religioso di riferimento. È la più alta percentuale di sempre, secondo uno studio diffuso recentemente dal prestigioso Pew Research Center. Negli ultimi cinque anni, la percentuale di questi adulti è passata dal 15% a quasi il 20%. Questo dato comprende più di 13 milioni che si definiscono atei o agnostici, e quasi 33 milioni che si non si identificano con una particolare religione.
Secondo questo studio, condotto su scala nazionale, molti di questi 46 milioni di adulti che non aderiscono a una religione, i cosiddetti “nones” (“non affiliati”), sono in una qualche misura spirituali o religiosi: il 68% dichiara di credere in Dio, il 58% dice di sentire una relazione con la natura e la Terra. Il 37% si ritiene “spirituale” ma non “religioso”, il 21% dichiara di pregare quotidianamente. Una consistente maggioranza di questi “non affiliati” è concorde nel dire che le organizzazioni religiose sono troppo concentrate sulle regole, il denaro e il potere e troppo coinvolte in politica.

Il Pew Center sostiene che la crescita di questa posizione “svincolata” si deve soprattutto a un cambiamento generazionale: infatti il 32% degli adulti sotto i trent’anni dichiara di essere in questa posizione, contro il 9% degli adulti sopra i 65 anni.
Riguardo ai temi sociali quali il matrimonio omosessuale, che sono al centro della campagna elettorale, il 70% dei “non affiliati” si dichiara a favore dei matrimoni gay, e il 72% a favore dell’aborto. Secondo l’Istituto, a far da contrappunto alla crescita dei “non affiliati” è un drastico calo della percentuale di quanti si dichiarano Protestanti, che oggi è attestata al 48% mentre nel 2007 era del 53%. È la prima volta, secondo l’istituto, che il numero dei Protestanti scende significativamente sotto il 50%. La percentuale dei cattolici, che oggi è al 22%, è stabile da alcuni anni, come mostra lo studio, e ciò si deve in parte all’immigrazione dall’America Latina.

Pochi giorni dopo la pubblicazione di questo studio, la religiosità degli americani è tornata in primo piano, per via dell’articolo di apertura del numero di Newsweek del 15 ottobre. L’articolo si intitola “Il cielo è reale” ed è un estratto da un libro del neurochirurgo Eben Alexander, Proof of Heaven (“L’evidenza del cielo”). Il lettore è condotto in un tour attraverso il cielo. Il professor Alexander non è certamente Dante, tuttavia, pensando al contesto culturale in cui viviamo, questo giro del cielo è molto più di quanto potremmo immaginare. L’Autore dedica molto spazio a esporre le proprie credenziali scientifiche. Non è un pio sempliciotto che frequenta il mondo religioso, anche se confessa di cedere in qualche momento alla devozione. In ogni caso, il giro comincia dall’affermazione che l’Autore era assolutamente morto, sul punto di essere staccato dalla macchina che lo teneva in vita. Il giro del cielo non si può collocare all’interno del nostro contesto spaziotemporale (l’Autore ci rimanda alla fisica quantistica); è più simile a una partecipazione alla vita divina a diversi livelli. La vita divina è “Amore”, e in questo senso questa è davvero una rivelazione di come intendiamo l’amore oggi.

Veniamo accompagnati in questo viaggio da un coro di creature gloriose (una “nuova visione della mente e del corpo” che rappresenta una diversa maniera di essere uomini), da una bellissima, indescrivibile musica, una oscurità luminosa e una luminosità oscura e così via, il genere di argomenti di cui parlano i mistici. In realtà, “l’universo per come l’ho sperimentato nel mio stato di coma – ho potuto vederlo con gioia e sconcerto insieme – è lo stesso di cui hanno parlato Einstein e Gesù in modi così diversi fra loro”. Straordinaria cristologia! Il prossimo passo sarà il multi-Gesù per il multi-universo?
Basandomi solo su questo articolo, non credo che l’opinione del professor Alexander renda giustizia al mistero dell’uomo-in-Cristo, all’interno del quale trova il suo significato il mistero dell’uomo e della sua identità come creatura mortale.
Basti pensare: in tutto questo, dove è il mistero della Beata Vergine Maria? Il mistero della Chiesa e della comunione dei santi, in terra così come in cielo? E ancora, le conseguenze del peccato, della violenza contro l’innocente?
Invece, Alexander riassume quanto ha imparato dalla sua esperienza della vita celeste con queste parole: “Non avete nulla da temere. Non c’è nulla che potete fare di male”. E commenta: “Questo messaggio mi ha riempito di una grande e curiosa sensazione di sollievo”.
Spero che nella sua prossima opera il professor Alexander eviti di diventare l’escatologo dei “non affiliati” del rapporto del Pew Center.