La XIII Giornata nazionale di raccolta del farmaco.

«In ballo c'è molto di più di 350mila medicine»

Il 9 febbraio, la Giornata di raccolta in tutta Italia. Il giorno dopo, il Papa ha salutato chi ha costruito questo evento. E lunedì le sue dimissioni. Ecco alcune testimonianze dei volontari, in cui viene a galla che quei gesti hanno la stessa origine
Davide Ori

«Le poche ore passate in farmacia, non lontano da casa, sono state veramente un “sacrificio” utile». Sono le parole di Massimiliano, uno dei volontari milanesi della XIII Giornata nazionale di raccolta del farmaco. Tanti come lui hanno partecipato per la prima volta quest’anno. E insieme hanno generato un popolo di oltre 12mila persone in tutta Italia.
Il giorno dopo la Raccolta, il 10 febbraio, il Papa lo aveva salutato all’Angelus, questo popolo: «Vorrei esprimere apprezzamento per l’iniziativa chiamata Banco Farmaceutico, che ieri ha effettuato la raccolta di farmaci in Italia, Spagna e Portogallo». All’indomani di queste parole, l’attenzione di ognuno è stata catturata dalle dimissioni inaspettate di Benedetto XVI. Eppure le testimonianze del Banco hanno cominciato piano piano ad arrivare, mostrando tutte la stessa origine di quel gesto imprevisto. «Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio?», ha ribadito il Papa domenica 17 febbraio. «L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?».

Anche per Leonardo è la prima volta al Banco. Lui lo fa a Roma. «Innanzitutto sono rimasto colpito dalla serietà del mio amico Alessandro che è arrivato attrezzatissimo», racconta: «Con tavolino, scotch, computer portatile, pennarelli, tovaglia di carta… che ci hanno permesso di organizzare al meglio quel momento in farmacia». L’iniziativa dei due volontari non è passata inosservata agli occhi delle farmaciste. «Questa cura nel nostro lavoro le ha contagiate». Le padrone di casa hanno cominciato a coinvolgersi in prima persona, invitando i clienti a partecipare a quel gesto. Fino al riconoscimento di una diversità. «Ci hanno chiesto chi fossimo. E di che gruppo facessimo parte. Così mi sono sentito libero di proporgli di venire al ritiro di Quaresima».

Gli incontri sono tantissimi. E tutti in poche ore di servizio. «È successo uno “spettacolo” umano», dice Massimiliano: «Sembrava che, nel viavai trafficatissimo di quelle poche ore, stesse accadendo proprio qualcosa, un evento, anzi tanti piccoli e significativi eventi». Dalla signora che dona 50 euro e si assicura con il farmacista che il totale della spesa sia esattamente di tale importo. Fino alla ragazza indiana, che dopo una breve spiegazione in inglese, dona una medicina ringraziando i volontari.

«A un certo punto è entrata una donna anziana tutta trafelata», racconta Massimiliano. «Mentre si avvicinava al bancone, le spiego del Banco e lei mi dice che ha fretta». La signora, però, torna indietro con i suoi farmaci donati. «Voleva fare veloce perché a casa aveva suo marito malato di tumore». Lascia stupefatti i due volontari. «Mi ha abbracciato e baciato e ringraziato». Non si riesce a spiegare quel gesto, racconta: «Era lei a donarci qualcosa e non il contrario. Ma quell'abbraccio mi diceva forse del suo bisogno di gratuità, come dire di misericordia, di essere amati, che è venuto fuori di fronte a due sconosciuti volontari, come me e Luigi, in quel pomeriggio».

In ballo c'è molto di più dei 350mila farmaci raccolti in una giornata. «È incredibile come in neanche due ore siano accadute queste piccole grandi cose», conclude Massimiliano. «E come se venisse a galla, davanti alla proposta del Banco, il bisogno umano che condividiamo tutti: italiani, indiani, vecchi e giovani, sani e malati e carichi di dolore». E quello della signora dai capelli grigi, che lo ha abbracciato.