Appuntamento con le urne il 24 e il 25 febbraio 2013.

Libertà oltre gli schemi (e gli schieramenti)

Una stima e una amicizia a prescindere dalla bandiera politica. Opere utili senza colore di parte. Un problema? No, «una sovrabbondanza». Ecco perché si può guardare con un respiro più ampio l'appuntamento con le urne

Ho in mente molte immagini che mi hanno colpito di questa campagna elettorale. Una in particolare. Nella sala riunioni di Vita, il giornale del non profit in cui ho la fortuna di lavorare, i rappresentanti di tante associazioni e cooperative sociali incontrano tre candidati alle regionali. Uno in Lista Ambrosoli, uno in lista con il Pd e un terzo schierato con il Pdl. Sono tre personaggi ben noti a chi lavora nel sociale, nel senso che godono di una stima che neanche l’appartenenza a uno schieramento politico lontano può incrinare. Il dialogo è serrato, a tratti molto dialettico, e mette in luce la competenza e la dedizione non solo dei candidati ma anche di chiunque è attorno al tavolo. Alla fine un’amica, presidente di una grande rete associativa, alzandosi mi dice: «Peccato non poterli votare tutti e tre».

Mi ha colpito quella battuta perché, oltre ad esprimere una sensazione secondo me molto condivisa in quella sala, dice di due altre evidenze. Primo, che la politica, per quanto ci abbia costretto in questi anni a spettacoli davvero annichilenti, può essere ancora cosa buona, una passione positiva, alla faccia di tutto lo scetticismo dilagante. Secondo, che la politica può essere vissuta con una libertà che un’interpretazione troppo militaresca del bipolarismo ha reso spesso impraticabile in questi anni recenti. Libertà è quel respiro, quello sguardo largo che permette di incontrare tutti, di sperimentare alleanze potenzialmente interessanti, di attivare rapporti costruttivi anche se imprevisti, perché fuori da ogni schema e da ogni arroccamento.

Così, per tornare ad altre immagini di questa campagna elettorale, sono stato contento di riconoscere sulla terza pagina del Corriere il volto di un amico che avendo costruito una bellissima impresa in carcere aveva portato in visita a quell’opera il leader del Pd. La cosa non contrasta con il resoconto di un altro amico che ha scorazzato per la Brianza a difendere le conquiste senz’altro buone della giunta targata Pdl in Lombardia. O con l’esperienza coraggiosa di quell’altro amico, stimatissimo, che invece ha deciso di provare l’avventura nel centro. L’ho vissuto come un segno di sovrabbondanza. E non riesco a pensare che la sovrabbondanza possa esser vissuta come un problema.

Giuseppe Frangi, direttore del mensile Vita