La Conferenza Episcopale Italiana.

Lo sviluppo riparte dall'uomo

Qual è il valore del lavoro? Questo il tema del "Rapporto-proposta" della Cei. In un momento di crisi non solo economica ma antropologica, occorre un ripensamento di concezione. Alla presentazione del 13 maggio anche il cardinale Ruini
Anna Minghetti

È il lavoro il tema al centro del nuovo “Rapporto-proposta” curato dal Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana, edito da Laterza. Proprio presso la sede romana della casa editrice, il 13 maggio è avvenuta la presentazione di quest’opera, che ha già visto due importanti precedenti nel “Rapporto sulla sfida educativa” (2009) e in quello sul cambiamento demografico (2011). Tematiche strettamente connesse l’una con l’altra, come si è rilevato più volte nel corso dell’incontro, dove si è voluto sottolineare il valore di quest’ultimo volume proprio nel porsi a completamento dei due precedenti.
All’evento era presente anche il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato fino a pochi mesi fa. Non è invece potuto intervenire di persona l’attuale presidente, Angelo Bagnasco, trattenuto a Genova dalla tragedia che in questi giorni ha colpito la città, e che ha affidato la lettura del suo messaggio a monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della Cei. Hanno poi contribuito al dibattito Giuseppe de Rita, presidente del Censis, Michele Tiraboschi, docente di Diritto del lavoro all’Università di Modena - Reggio Emilia, e Sergio Belardinelli, docente di Sociologia all’Università di Bologna.

Secondo angolature e approfondimenti diversi, tutti i relatori hanno condiviso una delle conclusioni principali del Rapporto, cioè che il problema del lavoro nell’attuale situazione di crisi sia causato soprattutto da una crisi antropologica e non soltanto da condizioni sfavorevoli. A questo proposito, il cardinale Ruini ha posto in evidenza la necessità di un ripensamento della concezione che l’uomo ha di se stesso, ripartendo prima di tutto dalla realtà dei fatti, senza che questo debba significare, però, tralasciare i desideri che ciascuno ha. Bisogna iniziare dalle condizioni di lavoro che effettivamente ci sono, non per accontentarsi e fermarsi ad esse, ma per migliorarle: solo così è possibile dare spazio in modo reale alle proprie aspirazioni.
Nel suo discorso, il cardinale Bagnasco ha richiamato con forza alla necessità di ricollocare l’uomo al centro del processo di sviluppo. Di fronte ad una società che tende ad affermare come prioritario sempre “altro” rispetto all’individuo - dal guadagno non più volto alla crescita al lavoro al quale molto spesso l’uomo viene asservito - è necessario recuperare la concezione del lavoro come strumento dell’uomo per realizzare se stesso e come espressione della propria dignità.
Un’altra riflessione interessante ha toccato il problema della società fortemente individualistica in cui viviamo. Secondo De Rita questo fattore avrebbe portato anche ad alcuni risultati positivi; tuttavia, non si può non prendere atto del fatto che esso abbia creato una realtà dove il singolo resta solo, anche e soprattutto in una fase importante come quella della formazione, di cui viene denunciata la preoccupante distanza dal mondo del lavoro.

Il Rapporto non ha voluto tapparsi gli occhi di fronte alla realtà drammatica di questi tempi, ma Tiraboschi ha smentito alcune interpretazioni che vedevano in quest’ultima opera del Comitato esclusivamente un ritratto fosco dei prossimi anni. Ha posto in luce, invece, come in mezzo alla crisi ci siano tanti esempi di coraggio, speranza e volontà di rialzarsi.
Da ultimo non è mancato un accenno ad alcuni casi specifici di condizione lavorativa, su cui il rapporto si sofferma e rispetto ai quali Belardinelli pensa che tutti dovrebbero porre maggiore attenzione, tra cui il lavoro femminile e quello intellettuale e di ricerca. Il professore ha voluto concludere l’incontro con una sfida più che mai attuale: al fondo di tutti i problemi affrontati, ci si imbatte sempre in un deficit di educazione e formazione. Perciò, è proprio su questi due punti che è prioritario investire per uscire dall’attuale situazione di crisi.