Giochi in piazza a Verona.

Una speranza alla prova

Verona, salotto buono della città. Sotto la statua di Dante conferenze, mostre, giochi, bambini... Per mostrare a tutti che c'è un modo diverso di vivere. Anche nelle difficoltà. Cronaca di una tre giorni vissuta "pericolosamente"
Stefano Filippi

L’appuntamento era per il pomeriggio di giovedì 12 settembre, si doveva cominciare a montare gli allestimenti del Family Happening di Verona: palco, cucine, tende e gazebo per una trentina di associazioni, spazi per i giochi e i laboratori, il percorso della Family Marathon. C’era attesa e fervore. Quest’anno il Comune si è coinvolto nell’organizzazione e la manifestazione si è spostata nel cuore della Verona antica, nelle più belle piazze del centro storico. Invece, quel giovedì mattina è arrivato un altolà della Sovrintendenza, che da tempo ha un conto aperto con il Comune. Tutto pronto e tutto fermo. Tra ricorsi al Tar e incroci di burocrazie, il via libera è arrivato soltanto venerdì pomeriggio, poco prima dell’incontro inaugurale con John Waters.

Trentasei ore in cui non si poteva che attendere. Proprio in queste ore di attesa impotente - perché lo svolgimento dell’Happening dipendeva da decisioni altrui - si è vista l’esperienza che genera la manifestazione. Dentro le preoccupazioni logistiche, la ricerca di un’eventuale alternativa, le domande su che cosa dire ai giornali e agli amici che telefonavano sconcertati, ecco emergere una posizione nuova. «Stamattina sono proprio un’anfora vuota, un senso di impotenza e di attesa di Lui, di poterLo guardare e chiedere: che cosa vuoi da me? Sia fatta la tua volontà». Così in quelle ore ha scritto agli amici Dora, presidente dell’Associazione Family Happening. «Non sappiamo quando potremo muoverci. Intanto, preghiamo. Io sono serena perché certa di dove consiste la mia vita, certa del popolo cui appartengo. Possiamo testimoniare Gesù risorto anche in questa circostanza, se è vero che tutte sono per la nostra maturazione. Pur valutando bene i passi da fare, e rischi connessi, sostanzialmente attendo, ora sembra di no ma alla fine si vedrà un bene. La verifica della fede si vede da come stiamo di fronte alla realtà».

I 180 volontari del Family Happening hanno lavorato tutta la notte di venerdì agli allestimenti. Il sabato mattina, tra piazza Erbe e piazza dei Signori, sotto lo sguardo severo della statua di Dante e tra le fiumane dei turisti di metà settembre, tanta gente si fermava a chiedere se serviva una mano. Il contagio di lavorare per un bene più grande, gratis. E domenica sera, al termine della tre giorni, lo smontaggio è avvenuto sotto la pioggia a dimostrare che i modi e i tempi, compreso il (mal)tempo, non sono nostri e vanno accolti.
È su questa certezza che il Family Happening ha incontrato e coagulato tante realtà diverse: il Comune e altri enti locali, le fondazioni e gli sponsor che credono nella famiglia come perno della società, la Chiesa locale a partire dal vescovo Giuseppe Zenti che domenica ha celebrato la messa in piazza, un numero crescente di associazioni sociali e assistenziali veronesi. Un migliaio di persone ha riempito la Gran Guardia venerdì sera per ascoltare Waters mentre, dall’altro lato di piazza Bra, l’Arena ospitava il concerto di Eros Ramazzotti. E Waters ha riproposto l’immagine del bunker già usata al Meeting di Rimini in un auditorium seminterrato e privo di finestre: anch’esso una sorta di bunker, dove era possibile fare un’esperienza di novità e cambiamento in tempo reale.

Tante le immagini dell’Happening. I bambini per una volta padroni delle piazze di solito destinate a bancarelle e turisti. I grandi che riscoprono gli spazi pubblici come luoghi di incontro oltre che di shopping. Le mostre su Tolkien e sul professor Lejeune: affollatissima questa presentazione, seguita dalle commoventi testimonianze di famiglie che avevano in casa ragazzi Down o con gravi handicap. La presentazione di libri e gli spettacoli musicali. La trascinante testimonianza di Franco Nembrini, che ha parlato di Dante nella piazza su cui si affacciano i palazzi medievali che ospitarono Alighieri. Il coinvolgimento del vescovo che nel salotto di Verona ha fatto risuonare parole come fede, fedeltà, confidenza in Dio, vicinanza alle situazioni personali più complesse, buon senso dei legislatori che devono rispettare «l’unione di uomo e donna aperti alla vita».
Su tutto, l’eco delle parole di papa Francesco sulla famiglia (la cui esortazione «Non lasciatevi rubare la speranza!» ha dato il titolo all’Happening) contenute nella lettera ai partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici a Torino: «Per la comunità cristiana la famiglia è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro».