Diego Coletti, vescovo di Como, in visita a Cometa.

«Qui ho trovato l'amante, l'amato e l'amore»

Le parole di monsignor Diego Coletti, vescovo del capoluogo lariano, alla consacrazione della cappella della scuola Oliver Twist, all'interno di Cometa. Nelle testimonianze dei ragazzi, la consapevolezza che «siamo fatti per somigliare a Dio»
Giampaolo Cerri

È intitolata alla santissima Trinità la cappella della scuola di Cometa, consacrata sabato 14 settembre a Como dal vescovo Diego Coletti, durante la visita pastorale. Prima della celebrazione, monsignor Coletti aveva incontrato a lungo tutto il “popolo di Cometa”, come sta facendo nella sua diocesi.

Nel refettorio, stipatissimo, c’erano le famiglie di Erasmo e Innocente Figini, gli iniziatori di questa opera di comunione. E poi gli altri tre nuclei che nel tempo si sono aggiunti; le molte famiglie che condividono l’accoglienza attraverso l’affido, alcune trasferitesi a Como, e anche in altre città; i Memores Domini. Molti anche gli insegnanti della scuola, la Oliver Twist, con i loro allievi, gli operatori dell’associazione e della cooperativa che si occupano dei minori accolti, i volontari di quella sportiva e quelli impegnati nell’accoglienza diurna e nel doposcuola. Nell’incontro con il Vescovo, hanno raccontato come Cometa abbia segnato un cammino di conversione, abbia toccato la vita di ognuno, chiarito e favorito vocazioni.

Il racconto più toccante è stato quello di Francesco, quarto anno di Manutentori di immobili, orecchino e tatuaggi a chiarire bene che è un diciassettenne dei nostri giorni, di quelli che rischiano di popolare le periferie esistenziali spesso richiamate da un altro Francesco, il Papa. Fa parte di un nutrito gruppo di adolescenti che ogni sabato sera si ritrovano a scuola, con Paolo, Antonella, Renato e altri adulti che hanno proposto loro l’esperienza di Gioventù studentesca. Francesco ha raccontato di come è andato a fare il volontario al pre-Meeting a Rimini, invitando un compagno di scuola «non credente, com’ero io un paio di anni fa» e la sua commozione davanti all’amico colpito da quel fatto incontrato e vissuto. «Ho capito che è un Altro che fa», ha detto, «perché anche il mio amico Andrea, come me due anni fa, non ne voleva sapere. “Ci vengo per te e perché voglio capire cosa c’è dietro”, mi diceva».

A loro, monsignor Coletti, citando sant’Agostino, ha detto d’aver trovato a Cometa, «l’amante, l’amato e l’amore». «Siamo fatti per questa somiglianza di Dio», ha spiegato, «per dilatare gratuitamente gli spazi dell’amore». Concludendo con l’invito a «essere quello che siete», perché «altri come quell’Andrea, possano dire: “Qui c’è qualcosa”».

Durante la celebrazione, nell’altare realizzato dallo scultore comasco Bruno Luzzani - una grande pietra di Moltrasio (Como) montata su alcune briccole, i pali d’ormeggio del lago - il Vescovo ha inserito e sigillato le reliquie di alcuni santi comaschi, come Carpoforo, Fedele e Luigi Guanella, ed altri cui è particolarmente legata l’esperienza di Cometa e di Cl, come Riccardo Pampuri e i beati coniugi Martin. Durante la messa, concelebrata con don José Miguel Garcia, che segue Cometa da anni, e altri sacerdoti comaschi, monsignor Coletti ha ricordato che la Trinità, «comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, è la stessa che volete vivere voi».