Per educare al "lavoro, bene per la persona"

La presentazione ufficiale, a Roma, di un documento congiunto di Compagnia delle Opere, Acli e Salesiani Don Bosco. Protagonista, la formazione professionale, una «risorsa strategica» per il futuro del Paese
Anna Minghetti

Perché nessuno si perda. Titolo ambizioso, come ha notato l’onorevole Luigi Bobba, uno tra i tanti relatori che mercoledì 13 novembre si sono avvicendati durante la presentazione dell’appello in dieci punti promosso da Acli, Compagnia delle Opere e Salesiani Don Bosco, per rilanciare l’istruzione e la formazione professionale. Presentazione ricca di spunti davanti a un pubblico numeroso, che ha riempito le due sale fino ad occupare parte del loggiato dell’Istituto Sturzo, nel cuore di Roma. Segno di un argomento che non lascia indifferenti. Perché il fatto che la formazione professionale sia un problema su cui il nostro Paese non può non interrogarsi è del tutto evidente. «Basta vedere dove l’Italia dev’essere competitiva», ha ricordato Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere: «Costruzione di macchine, moda, arredamento, alta cucina, turismo, sono tutte attività che necessitano di una formazione professionale. E in questi lavori non ci si può improvvisare, bisogna imparare».

I numeri parlano chiaro, dicono del successo di questo tipo di percorsi, che riguarda più del 70% di chi li intraprende, come ha mostrato il responsabile dei Salesiani in Italia, don Pier Fausto Frisoli. Ragazzi che dopo la terza media non vogliono proseguire gli studi, adolescenti che hanno vissuto insuccessi scolastici, immigrati che desiderano essere aiutati ad integrarsi nella società in cui si trovano, per tutte queste persone i percorsi di formazione professionale rappresentano un’occasione importante. «È necessario un progetto alternativo per i giovani», ha esortato suor Anna Razionale, responsabile delle Salesiane in Italia: «Non bisogna averne paura: questo non annienta il patrimonio culturale. Il saper fare genera curiosità e il desiderio di approfondire con maggiore impegno». È per questo che, secondo Gianni Bottalico, presidente nazionale Acli, «un’asimmetria tra formazione scolastica e professionale non è più sostenibile né giustificabile». Questi percorsi garantiscono delle performance molto buone e quindi la politica deve garantire le risorse necessarie perché questa formazione non sia di serie B rispetto al proseguire gli studi. Tuttavia, non sono solo questi i fattori determinanti.

Che la nostra economia abbia bisogno di un certo tipo di figure professionali e che si riesca a trovare un’alternativa valida per chi ha un’intelligenza pratica, piuttosto che teorica, sono due aspetti importanti, ma non i principali. Il cuore di tutto «è il fatto che i ragazzi fanno esperienza che il lavoro fatto bene è un bene per la persona: questo è il primo guadagno», ha detto ancora Scholz: «Se io faccio dalla mattina alla sera un lavoro improvvisato, lo faccio, ma passo otto ore senza maturare. La formazione professionale è importante non solo lavorativamente, ma anche umanamente. Non è un caso infatti che questi istituti siano nati da una passione educativa. Qui i ragazzi vengono aiutati a scoprire prima di tutto sé, ed è solo per questo che poi sono motivati nel lavoro».

Di fronte a questo sono state chieste risposte a chi può darle, prima di tutto alla politica. E la politica non si è sottratta al dibattito, a prescindere dallo schieramento: hanno preso la parola, tra gli altri, il deputato PD Bobba, il senatore di Scelta Civica Andrea Olivero e il senatore PdL Maurizio Sacconi. Da ogni parte si è riconosciuta l’importanza non solo «di mantenere lo status quo, ma di invertire la rotta», appoggiando e investendo in questi percorsi e «cercando di individuare impegni possibili e concreti».

Ma la prima lotta che bisogna intraprendere «è di tipo culturale, è tra realtà e ideologia», ha precisato uno dei due rappresentanti del Governo presenti in sala, il sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Gabriele Toccafondi. Di fronte a tanti preconcetti difficili da abbattere «bisogna intraprendere uno sforzo culturale di conoscenza», andando sul campo, nelle scuole e nei luoghi di formazione, incontrando i ragazzi e gli insegnanti. «Perché l’ideologia si combatte solo facendo parlare chi questi percorsi li ha fatti». Anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, chiudendo l’incontro, ha ribadito l’importanza di abbattere gli stereotipi, per cui la formazione sarebbe uno spreco di denaro e studiare non servirebbe a nulla, perché la realtà dice il contrario. Senza formazione si depaupera il capitale umano, che invece è proprio ciò che bisogna recuperare in questo momento di crisi. Bisogna investire in questo senso perché «la perdita del capitale umano significa perdita di crescita potenziale». Da lì bisogna cominciare se si vuole ripartire.

Un modo per farlo, è aderire al documento “Perché nessuno si perda”, protagonista dell’incontro, sottoscrivendo la campagna di raccolta firme che è già partita, tra protagonisti della vita pubblica del Paese e semplici cittadini, scaricando e facendo girare i moduli della campagna o compilando il format sui siti di Cdo, Acli o Salesiani Don Bosco.

SUL SITO WWW.CDO.IT I MODULI PER LA RACCOLTA FIRME E IL FORMAT PER L'ADESIONE ONLINE