Una sentenza che vuol cancellare chi siamo

Ieri i giudici della Corte costituzionale hanno dichiarato illegittimo vietare la pratica di fecondazione eterologa. Ma in gioco c'è molto più del diritto di avere un figlio: «La coscienza della nostra origine e del nostro destino»
Roberto Colombo

La Corte costituzionale italiana ha dichiarato ieri l'illegittimità di una norma contenuta nella legge 40/2004 in base alla quale non è ammessa sul territorio nazionale la pratica della fecondazione eterologa nell'ambito della procreazione medicalmente assistita. Una sentenza desiderata da alcuni e temuta da altri, vivacemente discussa ancor prima di essere pronunciata perché la questione non concerne un particolare della vita dei cittadini né un fenomeno socialmente poco rilevante.
A essere in gioco è una realtà fondamentale, decisiva per l'esistenza di ognuno di noi e di tutti i popoli: la certezza della generazione. In un tempo nel quale non poche certezze (o presunte tali) vengono meno – pensiamo a quelle dello studio, del lavoro e della pensione, della sicurezza sociale e del risparmio, dello sviluppo sostenibile e della conservazione del patrimonio culturale, del progresso inarrestabile della scienza e delle tecnologie, della resistenza dell'ambiente alle modificazioni indotte dall'agricoltura e dall'industrializzazione, e, non ultima, dell'impossibile ricorrenza di nuovi conflitti armati mondiali come quelli che hanno segnato lo scorso secolo – all'uomo non restano che alcune granitiche certezze, poste alla radice della sua stessa esistenza.

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