Da sinistra, Alberto Aquilani e Rômulo.

Lo strano Mondiale di Rômulo

Avevamo raccontato la sua storia sul "Tracce" di Giugno. Ma c'è una novità: fresco di convocazione, il calciatore ha rinunciato, «per non togliere spazio ai compagni più in forma». Cosa si nasconde dietro questo gesto? Davvero l'importante è partecipare?
Roberto Perrone

Quando leggo storie come queste, inevitabilmente penso a quanto sia ancora attuale il principio - per molti obsoleto - di Pierre de Coubertin: «L’importante è partecipare». Perché se è vero che, quando un atleta va in campo con un pallone tra i piedi o si cimenta in qualsiasi altra disciplina sportiva, vuole solo vincere, ci sono posti, ci sono manifestazioni dove “esserci” significa già aver vinto qualcosa. Significa essere scelti. E questo è il caso dei 23 convocati per un Mondiale, specie un Mondiale come questo, in Brasile, dove il football è diventato futebol.

Restare fuori non è una cosa da poco. Se non siete convinti, facciamo un po’ come nella campagna pubblicitaria dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica, quella che recita: «Chiedetelo a...». Chiedetelo a Zlatan Ibrahimovic che è uno degli attaccanti più forti e pagati del mondo e non è riuscito neanche a qualificarsi con la Svezia. Chiedetelo all’attaccante della Colombia Radamel Falcao, pagato 64 milioni di euro dal Monaco, 9 gol nelle qualificazioni al Mondiale che si è rotto un ginocchio e non è stato convocato per la manifestazione che sognava da tutta la vita. Chiedetelo a Mario Gomez, attaccante della Germania o a Giuseppe Rossi, il nostro Pepito, che hanno fatto di tutto per esserci, che hanno corso, letteralmente per recuperare dai loro infortuni ma alla fine sono stati esclusi da Germania e Italia, non senza strascichi polemici. Chiedetelo a Riccardo Montolivo. Cesare Prandelli sarebbe partito solo con lui, da quanto lo stima, una celebre azienda che produce carne in scatola l’aveva ingaggiato come testimonial. Sorrideva felice, ma alla penultima amichevole, crack.

Chiedetelo a Rômulo, la cui storia troverete sul prossimo numero di Tracce perché in Brasile doveva andare. Un ragazzo di origine italiana, nato in Brasile, che ha avuto successo nel nostro campionato e stava per coronare il suo sogno: tornare a casa con la maglia della nazionale dei suoi antenati. Un oriundo. E la storia di rivincita anche sociale di questo ragazzo si arricchisce di questo ultimo capitolo da giocatore gentiluomo. Prandelli lo aveva inserito nella lista dei 23 ma lui ha deciso di rifiutare «Per non togliere spazio ai compagni più in forma». Rômulo ha rivelato: «Il c.t. mi aveva inserito tra i 23. Gli ho detto grazie, ma gli ho spiegato che sono al 70 per cento e non è giusto che chi stava meglio di me restasse fuori». Non sarà tra i 23, ma è come se ci fosse. E infatti noi, in Brasile, almeno la sua storia l’abbiamo mandata.