Giacomo Poretti.

Una nostalgia da giocarsi tutti i giorni

«Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?». È la domanda su cui, quest'anno, la kermesse riminese scommette tutto. L'abbiamo rivolta ad alcune personalità. Qui, la risposta di Giacomo Poretti
Paola Bergamini

Nel verso di Luzi, Giacomo Poretti, comico e attore che con Giovanni e Aldo compone il famoso trio, era incappato «mentre saltabeccavo su internet dopo aver incontrato Davide Rondoni e chiacchierato di poesia. Quella mi era piaciuta in modo particolare».

Cosa la colpisce oggi?
Fa risuonare qualcosa per me centrale: la nostalgia del cuore, questo sentire dentro qualcosa che non sai definire. Ce ne è una traccia anche nel mio libro (Alto come un vaso di gerani). All’editore avevo proposto questo titolo: Che spavento la vita.

Un po’ tremendo...
È stata anche la sua reazione. Aveva ragione, ma in un capitolo in particolare ho cercato di parlare di questo sentimento che sorge quando sei adolescente e poi cresce, cresce e inizi a chiederti cosa sia la coscienza, che cosa è questa materia di cui siamo fatti. È un pensiero che fa spavento. Una paura quasi... metafisica. Certamente lascia inquieti.

Ma poi passa?
È una continua ricerca che può approdare alla fede, ma si rimane inquieti tutta la vita.

Che cosa è, allora, questa mancanza di cui parla il poeta?
Vuol dire che tu non ti basti. Perché nonostante tu faccia, costruisca, ti dia da fare, dentro il cuore rimane questa nostalgia. Si ha nostalgia solo di qualcosa che ha funzionato e che andava bene. L’etimologia del termine dal greco - nòstos e algòs - vuol dire “ritorno” e “dolore”, cioè la mancanza della casa, la nostalgia della tua origine.

In che senso?
Da dove provieni. Per un credente questa nostalgia si placa nell’incontro con Gesù. Come dice sant’Agostino: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in te”. E oggi significa per me credente che ogni giorno ho la possibilità di incontrarLo. Il cristianesimo non è un’ideologia, una serie di “discorsoni morali”, ma è relazioni. Quotidiane. Te la giochi tutti i giorni questa mancanza che ti interroga, che ti fa comprendere il mistero bellissimo dell’esistenza.