Eugenio Borgna.

Il vuoto pieno di Luzi

«Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?». È la domanda su cui la kermesse riminese scommette tutto. L'abbiamo rivolta ad alcune personalità. La risposta di Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria a Novara
Paola Bergamini

«È il cuore il vero soggetto del verso bellissimo di Luzi. Il cuore che ascolta, che è la culla dell’interiorità», esordisce Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara.

Per questo «il titolo di questa edizione del Meeting è per me splendido». Ma perché il cuore? «A differenza della ragione fredda e astratta, il cuore imbattendosi nella realtà, ascoltandola, ci consente di coglierne il significato profondo fino però a percepire una mancanza struggente: la mancanza di infinito. E in questo ne sente tutta l’essenza dolorosa e straziata. Una mancanza che Leopardi, Pascal e lo stesso don Giussani hanno descritto come qualcosa di strutturale dell’uomo».

In Leopardi questa tensione è quasi una condanna, nel verso di Luzi c’è quella parola «pieno» che apre a nuovi orizzonti. «L’infinito a cui il cuore aspira è quello che ci porta a Dio. Se riusciamo a passare i confini freddi e ghiacciati delle cose finite per avvicinarci a ciò che le supera, le trascende collocandole in una prospettiva diversa da quella che conosciamo, ecco che l’esperienza della nostra vita dà senso alla vita stessa. Il cuore diventa “pieno”». Di cosa? «Della nostalgia di questa mancanza di infinito che ci aiuta a resistere anche al dolore, al sacrificio alla sofferenza, al silenzio, a volte, delle persone con cui viviamo».

Quindi “mancanza” non con un’accezione negativa... «No. C’è la constatazione di qualcosa che manca per realizzarci, per vivere, ma allo stesso tempo che siamo immersi dentro al Mistero di questo infinito. E il cuore che ci fa sentire creature deboli, insicure, sempre alla ricerca. È pieno di speranza, di ascolto di questo Altro. Ci rende vivi». Come dice sant’Agostino: «Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te»? «Certo. Il vuoto pieno di Luzi».