Kommunella Moiseevna Markman.

Lo scandalo e la speranza

È morta a Mosca a 91 anni Kommunella Moiseevna. Nel libro "Vive come l'erba", il racconto della sua storia. Gli otto anni nei Gulag e la scoperta della fede durante la prigionia. Un esempio di libertà e umanità nel cuore di un sistema totalitario
Adriano Dell'Asta

Qualche giorno fa è morta a Mosca Kommunella Moiseevna Markman. Pochi la conoscevano in Russia. Forse finiranno per conoscerla di più in Italia grazie a un libro (Vive come l’erba, La Casa di Matriona – Itaca, 2015) in cui se ne racconta la storia, insieme a quella di altre sette donne, esempi di libertà e di umanità nel cuore di un sistema totalitario. E forse imparando a conoscere questa donna, impareremo a stare dove siamo e a non disperare. E non disperando noi, forse daremo una speranza anche ad altri.

Kommunella aveva 91 anni, otto dei quali passati in un campo di concentramento tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta; suo padre, vecchio bolscevico, era stato fucilato nelle grandi purghe del ’37, sua madre era stata incarcerata come «moglie di un traditore della patria» (ed era stata rinchiusa in un lager speciale diventato famoso proprio perché destinato per lo più a delinquenti» di questa categoria particolare), sua sorella era morta durante l’assedio di Leningrado, dove Kommunella le aveva chiesto di restare: se «sei una patriota devi restare», le aveva detto, proprio lei che odiava il governo che le aveva ammazzato il padre e incarcerato la madre, ma sapeva ben distinguere Stalin dalla Russia.

La storia di Kommunella è quella che è: nella sua tragica eccezionalità è simile a quella di molti altri esseri umani cui è stato dato in sorte di conoscere il secolo-lupo. E si potrebbero in effetti raccontare altri momenti tragici della sua biografia, ma se ne parliamo oggi è per altro, è perché questa donna, con le sue tragedie, non appartiene a un passato che per qualcuno meriterebbe di essere sepolto e che qualcun altro si vergogna di ricordare, ma è una spina ficcata nella nostra umanità incerta e incattivita, quando siamo interdetti di fronte agli abissi del male, quando non sappiamo cosa fare se non accusare gli altri, quando anche nella nostra vita quotidiana non sappiamo più distinguere il vero da quello che ci immaginiamo, da quello che ci permette di non turbare le nostre abitudini, di non mettere a rischio le nostre comodità, la nostra tranquillità, il nostro prestigio. Ecco, di fronte a tutto questo Kommunella resta per noi una pietra di scandalo e, nello stesso tempo, un’infinita occasione di speranza.

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