Giovanni Bersani.

I frutti di un seme salvato

Una mostra al Meeting di Rimini, curata dalla CdO Agroalimentare. Il racconto di opere e imprese nate e cresciute negli anni intorno ad alcuni personaggi diversissimi tra loro. Come Giovanni Bersani, che tra barbabietole e politica...
Francesca Capitelli

«Bisogna salvare il seme. Come fa il contadino durante l’alluvione. Take care of the seed». Camillo Gardini cita Guareschi, in particolare la frase che ha ispirato la mostra che quest’anno la CdO Agroalimentare, di cui è presidente, porterà al Meeting di Rimini.

Una metafora molto chiara: quando colpisce, l’alluvione non risparmia nessuno. E la crisi è l’alluvione di oggi. «Un tempo si diceva che se il contadino fosse riuscito a salvare il seme, i frutti si sarebbero moltiplicati», spiega Gardini. Un grido di speranza per tutti, a partire dagli imprenditori agricoli, dagli agronomi, dai produttori e dai giovani che oggi, per la prima volta, si affacciano su questo mondo.

La mostra si articola in quattro storie, vignette di altrettanti personaggi che operano o hanno operato nel variegato mondo dell’agroalimentare, facendo nascere frutti inaspettati.

Antonio Baietta, presidente della cooperativa Santangiolina di Lodi, Gian Paolo Sandrinelli della Fattoria Pieve a Salti a San Giovanni d'Asso nel senese, il professor Angelo Frascarelli che insegna Economia agraria all’Università di Perugia.

Tra loro spicca il nome di Giovanni Bersani, l’unico che non c’è più, morto a oltre cento anni dopo una vita piena e un importante impegno in politica. Uno da cui si sono generate tante realtà e imprese che lavorano tuttora sia sul territorio nazionale sia su quello internazionale, in Europa e nel mondo.

Bolognese, è stato avvocato e politico, prima deputato Dc in Parlamento e in Europa e, poi, a Palazzo Madama. Nel 2004 gli fu offerta la carica di senatore a vita per il suo impegno a favore dei più deboli e per il suo ruolo nel volontariato internazionale, ma la rifiutò, perché «lui aveva altro di cui occuparsi», racconta Gardini.

Nel 1962 fondò la CoproB (Cooperativa produttori bieticoli), quella che lui stesso definì «l’impresa più pazza della mia vita», una cooperativa che oggi conta 5.900 imprese agricole associate, ma che all’epoca era partita da un gruppo di piccoli contadini in difficoltà. Ora CoproB produce nei suoi stabilimenti a Minerbio e Pontelongo il 93% dello zucchero nazionale.

Agli albori della cooperativa, per far fronte ad esigenze di credito, Bersani non esitò ad impegnare alcune delle sue proprietà, lui di famiglia borghese, come garanzia nei confronti delle banche. «Con quattro soldi pensare di creare un grande zuccherificio, una fabbrica come questa, era sognare la luna», diceva. Da avvocato, la sua conoscenza del mondo contadino era limitata, ma nel secondo Dopoguerra si rese subito conto di quali fossero le persone in maggiore difficoltà, strette tra la crescente industria privata e lo Stato. «Per il futuro della società contadina ha saputo scegliere l’individuo. La persona e non la collettività che li accomuna», racconta il professor Giorgio Stupazzoni, ex consigliere di CoproB e amico di Bersani: «In mille piccoli posti, mille piccoli uomini fanno mille piccole cose: la somma di tutto questo fa la società, ma è il singolo che deve essere perseguito».

Quello che è rimasto dell’insegnamento di Bersani è stato il bisogno di ascoltare: «Ascoltava tutti, perché da tutti poteva arrivare lo spunto per compiere il passo successivo», dice ancora il Presidente CdO Agroalimentare. Ascoltava e imparava e soprattutto nessun obiettivo era troppo lontano da non poter essere raggiunto.

Gli ideali infusi da Bersani sono gli stessi che permisero a CoproB di acquisire, quarant’anni dopo la sua fondazione, gli impianti e le attività di Eridania, fino ad allora leader indiscusso dello zucchero italiano.

«Il lavoro è stata la pista su cui ha saputo realizzare la sua vita», chiosa Gardini, lo slancio ideale che lo portò anche in politica. Ma una politica intesa “alla papa Francesco”: «Un lavoro martiriale, una strada su cui si può diventare santi».