Il Café Bataclan dopo gli attentati.

«Le mie due ore da ostaggio al Bataclan»

Sébastien era uno degli ostaggi usati dagli attentatori dello Stato Islamico come scudi umani per negoziare con la polizia. Intervistato dalla radio francese Rtl, racconta quello che è successo venerdì notte a Parigi

Eravate dentro il Bataclan e avete discusso a lungo con gli attentatori, è vero?
Sì, prima hanno discusso tra di loro, poi ci hanno fatto il loro discorso sul perché erano li.

E cosa vi hanno detto?
Ci hanno spiegato che erano le bombe che erano state sganciate in Siria a spingerli ad essere lì, per mostrare, far vedere a noi occidentali ciò che quegli aerei facevano là (in Siria). Quindi ci hanno portato nella sala, dove c’erano i feriti ancora agonizzanti, e ci hanno spiegato che non era che l’inizio. E che la guerra cominciava in quel momento e che erano lì a nome dello Stato Islamico. Poi ci hanno chiesto se eravamo d’accordo con loro, e vi lascio immaginare il silenzio che c’è stato in quel momento. Poi i più timidi hanno annuito con la testa e i più temerari hanno risposto a voce alta di sì. Ci hanno anche chiesto se avevamo un accendino, e quando ci hanno riportato nel corridoio dove ci hanno tenuto in ostaggio, ci chiedevano spesso di fare il palo o di gridare ai poliziotti dalla finestra di non avvicinarsi perché se no avrebbero fatto esplodere la loro cintura esplosiva, che non avevano paura. [...]

Che cosa avete imparato da questa cosa così straordinaria che vi è capitata? Ricordiamoci che voi avete salvato la donna incinta che si era appesa alla finestra per scappare, che avete parlato con gli attentatori, che avete passato un’ora con un kalashnikov puntato in faccia… Cosa avete imparato Sébastien?
Che la vita è appesa a un filo, e che c’è bisogno di apprezzarla, e che non c’era niente di più serio che il fatto che eravamo ancora vivi.

E cosa avete imparato da loro, gli aggressori?
Non molto… se non che avevano bisogno di un ideale che il mondo occidentale in cui vivevano - dato che erano chiaramente francesi, si esprimevano in francese - il mondo in cui vivevano non ne offriva uno. E hanno trovato un ideale mortifero, di vendetta e di odio e di terrore. E ad certo punto hanno voluto salvare la loro vita prendendoci in ostaggio, ed è stata la nostra salvezza, il fatto che ci tenessero alla loro vita. Ma hanno realizzato troppo tardi che la vita era importante. E io oggi posso rendermi conto che ogni istante che passo con i miei parenti, è un bonus, una benedizione. I semplici momenti di una vita fanno parte delle cose più belle che possiamo avere, e di questo non ce ne rendiamo conto se non quando ci capitano delle sorti di elettrochoc come quello che ho vissuto. Ho l’impressione di essere nato una seconda volta e voglio fare in modo di gustare questa nuova vita che mi è stata offerta.

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