Come costruire una Cattedrale

Non è la proposta del "capo" ai colleghi di lavoro, ma di un amico che lascia la libertà di aderire al gesto. La sorpresa di vedere un gruppo che cresce, impegnato nel supermercato vicino all'azienda. E adesso in ufficio «ci guardiamo in modo diverso»

Anche quest’anno, come avviene già da cinque anni, ho proposto ai miei colleghi di lavoro di partecipare alla raccolta del Banco Alimentare. Devo dire che non è stata una cosa facile, non tanto per la mia libertà nel chiedere, ma perché bene o male io sono o il loro capo diretto, o il capo del loro capo.

Il punto era dunque proporre la partecipazione a questo gesto, chiaramente al di fuori dell’ambito di lavoro, salvaguardando la loro libertà di adesione, senza che essa fosse influenzata dai rapporti gerarchici, dalla tentazione di aderire per non scontentare il “capo”. La prima volta ho quindi proposto la cosa ad un paio di persone con le quali avevo rapporti più approfonditi, in modo tale da non dare spazio a fraintendimenti: non è il tuo capo che te lo chiede, sei tu che devi decidere di aderire o meno.

Con mia grande sorpresa, il gruppetto iniziale di tre, anno dopo anno, si è lentamente allargato per il passaparola. Quest’anno eravamo in dodici. Alcuni hanno aderito all’iniziativa in luoghi più vicini a casa, mentre in nove ci siamo ritrovati nello stesso. Lavoriamo in una azienda multinazionale che nella scorsa primavera ha cambiato sede, ed i nostri nuovi uffici si trovano poco distante da un grande supermercato. Ho pensato quindi che sarebbe stato significativo andare a fare la Colletta Alimentare proprio lì.

In questo modo le persone avrebbero incontrato delle facce note, che bene o male incontrano tutti i giorni nel quartiere. Molti di noi ricoprono elevate posizioni manageriali di rilievo in azienda ma, contrariamente ai luoghi comuni, ho visto i miei colleghi lavorare con grande umiltà e grande determinazione, mettendo al servizio del gesto che stavano facendo l’entusiasmo, la dedizione, e le doti organizzative che vedo ogni giorno in ufficio. Riparlandone insieme mi sono accorto che in tutti noi c'era la certezza che stavamo facendo un piccolo gesto dentro ad un'opera molto più grande.

Non ho potuto fare a meno di ricordare un breve racconto di Peter Schultz (l'inventore delle fibre ottiche): «Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu chiesto loro quale fosse il loro lavoro, le tre risposte furono diverse. "Spacco pietre" disse il primo. "Mi guadagno da vivere" disse il secondo. "Partecipo alla costruzione di una cattedrale" disse il terzo».

Tutto questo ha generato frutti insperati: in ufficio ci guardiamo in modo diverso. Questo nulla toglie alle responsabilità individuali di ogni giorno, ai rapporti gerarchici ed alla valutazione delle prestazioni di ognuno. Ma per noi è certamente più chiaro che siamo persone, e che quello che abbiamo a cuore è forse un po' più di attenzione per chi è nel bisogno - e anche per chi lavora con noi.

Antonio, Milano