Da sinistra: Veronica Squinzi, Alberto Sportoletti,<br> Giorgio Vittadini e Gigi Petteni.

La persona al centro del lavoro

Dal 2006, l'associazione no-profit Retemanager aiuta persone disoccupate nella ricerca di un lavoro. E ha organizzato un convegno per parlare di futuro, lavoro e sviluppo tecnologico, a partire dall'esperienza di questi anni
Alessandro Giuntini

Secondo il rapporto The Future of jobs, presentato al recente World Economic Forum di Davos, lo sviluppo tecnologico farà scomparire, nel mondo, sette milioni di posti di lavoro entro il 2020, soprattutto nella costruzione e nella produzione. Inoltre cambieranno le competenze e le abilità richieste dal mercato. In che modo affrontare questa "quarta rivoluzione industriale" (così è stata chiamata a Davos)? Siamo condannati a uno sviluppo che non necessiterà più del lavoro delle persone?

Questi alcuni temi di cui si è parlato al convegno "L’uomo, una risorsa", tenutosi a Milano, l'1 marzo. Un dialogo a quattro, tra Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà), Veronica Squinzi (Manager Mapei), Gigi Petteni (Segretario Nazionale Cisl) e Alberto Sportoletti, presidente dell’associazione Retemanager, organizzatrice del convegno. Insieme a numerose realtà - anche molto diverse tra loro - provenienti dall'esperienza sindacale, dall'imprenditoria e dal mondo manageriale. Ciò di cui si è parlato «non è solo un'idea nostra, ma di tutti», dice Fausto Fossati, socio fondatore di Retemanager.

L'occasione è stata quella dei dieci anni di Retemanager. Dieci anni in cui l'associazione ha accompagnato e aiutato numerosi quadri e manager, rimasti disoccupati, nella ricerca di un nuovo lavoro. Come? «Nel fare il curriculum, nell'aiutarli ad entrare in una rete di rapporti e rimettersi in movimento, attraverso un accompagnamento a uno a uno», in modo del tutto gratuito e volontario. Una cosa che ha funzionato, visto che spesso «il lavoro lo riuscivano a trovare da soli, semplicemente rimettendosi in moto, e cercando di incrociare le esigenze del mercato con le proprie competenze».

A partire da quest'esperienza, continua Fossati, «con il convegno abbiamo voluto dare un contributo al tema del disagio occupazionale». Anche in vista delle preoccupanti prospettive lavorative dovute allo sviluppo tecnologico. Quindi, come tenere insieme sviluppo ed occupazione? Durante il convegno è emersa una risposta possibile: mettere al centro l'uomo.

«Il problema oggi non è la risorsa umana ma l'uomo come risorsa», ha affermato Giorgio Vittadini, citando François Michelin. E quindi l’uomo non può essere considerato solo in base a ciò che si può "ricavare" da lui, ma anche come capace di affetti, relazioni e portatore di ideali. È un tema su cui sta richiamando spesso l'attenzione anche papa Francesco. Come, recentemente, davanti ai rappresentanti di Confindustria: «Al centro di ogni impresa vi sia dunque l'uomo (…) con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze e le sue fatiche».

Cosa vuol dire per un'azienda mettere al centro la persona lo ha raccontato Veronica Squinzi. Mapei è infatti un'azienda che, nonostante la crisi del settore edile, è riuscita a crescere costantemente, impiegando il 12% del proprio personale e il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo. Un'azienda familiare, non solo in termini di proprietà, ma perché «crediamo che sia una grande famiglia, al centro della quale ci sono la persona e le relazioni». E quindi i corsi di formazione e di sviluppo delle competenze, «dall'operaio al manager», sono alla base dello sviluppo dell'azienda stessa.