Un momento dei giochi della "Festa d'inizio estate"

Come bambini, a guardare le stelle

Incontri e giochi sono solo alcune attività della "Festa d'inizio estate", alla sua trentanovesima edizione. Tanti anche gli ospiti che, dal 27 al 30 maggio, hanno dialogato con il pubblico. Con una sfida sullo sfondo: costruire un ponte verso il cielo
Stefano Andrini

«Siete un bellissimo esempio di quella che papa Francesco chiama amicizia sociale». Con queste parole l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi ha aperto la Festa d’inizio estate-Festa dei bambini, giunta alla trentanovesima edizione. Un evento che, nella suggestiva location dei Giardini Margherita, ha proposto quattro intense giornate sul tema: "Il ponte verso le stelle. Sfida all’altezza del desiderio", ispirato da una celebre poesia di Victor Hugo. Un uomo, seduto sulla spiaggia in una notte stellata, guarda la stella più grande e pensa alle migliaia e migliaia di archi che occorrerebbe erigere per costruire il ponte per raggiungerla. Un ponte mai definibile, mai completamente operabile. La stella ultima del firmamento è il simbolo del destino, dello scopo per cui ogni cosa esiste. E il ponte è il tentativo dell’uomo di raggiungere l’ideale, l’oggetto autentico del suo desiderio.

È possibile vivere senza censurare questo desiderio infinito? «Tutti quelli che passano si accorgono che l’amicizia portata in strada qui è davvero per tutti», ha osservato l’Arcivescovo: «Vi ringrazio per questo e mi auguro che possiate raggiungere anche le parti più sole e più deserte della città». Monsignor Zuppi, che da piccolo voleva fare l’astronomo, è rimasto particolarmente affascinato dal riferimento alle stelle. «Sembrano così lontane, ma in realtà ci uniscono». E poi il ponte. «Per arrivare lassù tutto inizia dalla stella che abbiamo dentro, il nostro desiderio», ha continuato l’Arcivescovo: «Se troviamo la stella polare che ci orienta e ci fa trovare il significato delle cose ciò che sembra incredibile, la costruzione di un ponte verso le stelle, diventa possibile». «E poi», ha concluso: «Ci sono in cielo delle stelle che ci aiutano in questo compito. Per voi sicuramente don Luigi Giussani e il dottor Enzo Piccinini che ha dato tanto e ha insegnato a molti a guardare lontano e a crescere. Vi chiedo di continuare a sognare e ad avere quel desiderio di cui abbiamo tanto bisogno».

Di amicizia ha parlato anche Davide Prosperi, ricercatore in Scienze chimiche all’Università Bicocca di Milano, che ha proposto una originale rilettura de Il signore degli anelli. «I personaggi del romanzo di Tolkien si trovano di fronte a un’alternativa», ha esordito: «Da una parte ci si spende per un destino che si riconosce come compito affidato alla propria vita da un bene più grande, dall’altra si cerca un potere per dominare gli altri o se stessi. In questo scenario la compagnia dell’anello appare come la risposta al mito moderno del superuomo. Non eroi solitari, ma una scalcagnata compagnia umana che ha la sua forza e la sua consistenza nella coscienza del destino che li ha messi insieme. Resterebbe deluso chi cercasse di identificare in uno specifico personaggio la figura di Cristo. Tutti ne hanno una impronta: Gandalf (la saggezza), Frodo (il compito), Aragorn (la regalità). Nessuno di questi elementi identifica, tuttavia, la totalità, perché è solo l’unità tra di loro che esprime l’insieme. Da qui deriva il valore dell’amicizia che, quando diventa consapevole, ha in sé tutta l’ampiezza del compimento dell’umano».

Poi sul palco salgono tre tipi da “commedia”. «Se racconti qualcosa che ti piace davvero», ha detto Gennaro Nunziante, regista di film di successo come Cado dalle nubi e Quo vado?, «gli altri noteranno che non sei un maestro, ma un testimone. Quello che ci deve legare alla gente è proprio il grande desiderio di vivere un rituale collettivo. Se invece cerchi la risata fine a se stessa, rischi di diventare come il cuoco che carica troppo i sapori dei piatti. Noi artigiani dell’arte invece dobbiamo ripartire da una consapevolezza: serve un grande lavoro di riconciliazione. Anche perché considero la possibilità di unire le persone la parte più bella del mio mestiere». Per Davide Rondoni, scrittore e poeta, il problema della poesia non è il pubblico, ma il punto di ricongiungimento della persona con se stessa. «È come se una poesia di Leopardi, pur venata di malinconia, rimettesse in moto una strana benzina che l’uomo ha dentro e mobilita la vita ad essere più accesa». A modo suo, il comico Paolo Cevoli confida al pubblico: «La cosa che mi piace è raccontare delle storie. Anzi, c’è sempre più bisogno di raccontarle facendo divertire perché, quando la gente ride, dà più gusto. La sfida è riuscirci soprattutto quando le cose vanno male. Diceva un grande scrittore che gli angeli volano perché si prendono alla leggera. Per chi fa il mio lavoro questa leggerezza è decisiva».

Tra le novità di questa edizione della festa anche il primo concorso letterario in collaborazione con Il Resto del Carlino, rivolto ad alunni delle scuole elementari e medie. Racconta Francesca, professoressa: «L’opportunità di far lavorare i ragazzi sul tema del desiderio ha spalancato le porte all’umanità che c’è anche in luoghi complessi dal punto vista sociale come quello in cui operiamo. Molti dei nostri ragazzi non sanno cosa ci sia al di fuori del loro quartiere. Per il vincitore venire ai Giardini Margherita, essere premiato e partecipare al giocone è stata una grossa opportunità. Segno che festa e concorso sono diventati un gesto missionario. Assolutamente da ripetere». «Più che di bilanci preferisco parlare di miracoli», conclude Stefano Ferrante, responsabile della festa. «Per prima cosa le nostre opere hanno unito le forze e messo in campo un lavoro comune creando una rete di aiuto alle persone della città. E poi mi colpisce la capacità della festa di valorizzare le persone che qui trovano modo di esprimere se stesse a vari livelli. E si mettono insieme per uno scopo comune».