Cannes svuotata durante il G20.

Il primo valore per i potenti del mondo

Al G20, con le più alte cariche del pianeta. A tema, il bisogno di credibilità, fiducia, garanzie. Certezze. Proprio quelle che neppure loro sono in grado di garantire. Perché «la realtà è più grande dei Grandi». E, forse, vale la pena ripartire da qui
Stefano Filippi

I Grandi della terra s’incontrano, discutono, organizzano, spendono, ordinano. Reggono loro i destini del mondo, dalle loro decisioni dipendono benessere e povertà, crescita o declino, promozioni e bocciature. Eppure anche le loro scelte si condensano attorno a poche richieste. Credibilità. Fiducia. Garanzia. Impegni. In una parola, certezze.
Il G20 di Cannes che rimprovera all’Italia di non essere credibile chiede un capitale che è più importante di quello finanziario. Essere affidabile è un patrimonio valutato più della capacità di rifinanziare il debito. Se dài fiducia, avrai fiducia. I Grandi premiano chi vuole giocarsi le proprie carte, chi mette la faccia nelle scelte. La certezza è il valore numero uno per i potenti del mondo.
I Grandi del pianeta cercano certezze, quelle che però neppure loro sono in grado di garantire. E allora scattano i controlli. Le certificazioni. I monitoraggi. Le verifiche. È come essere tornati a scuola. I prof ti spiegano la lezione, tu garantisci che studierai, poi il prof ti interroga. I Grandi sono come i piccoli.
Ma i Grandi in realtà sono piccoli. Chiedono fiducia ai politici e la negano alla gente. Decidono di ritrovarsi a Cannes, in Costa Azzurra, paradiso del turismo, in un periodo senza turisti. Non vogliono gente attorno a sé. Le strade sono deserte, le uniche auto in circolazione appartengono alle delegazioni diplomatiche. Poliziotti a ogni incrocio. Transenne alte due metri blindano il centro cittadino, vuotano la mitica Croisette, nemmeno uno sciovinista francese per chiacchierare. I residenti passeggiano con un cartellino bianco appeso al collo, come i giornalisti o i delegati. È un paesaggio surreale: la libertà dei Grandi impedisce quella dei piccoli. Sembra la trasposizione di 1984: puoi fare soltanto quello che il Grande (appunto) fratello ti consente di fare.
I Grandi chiedono certezze ma non ne offrono nessuna. Si riuniscono una volta l’anno per decidere e non decidono. I comunicati traboccano di auspici, inviti, speranze, pressioni. Disegnano scenari, strizzano l’occhio ai Paesi più poveri. Mancano di quello che loro stessi vorrebbero: le scelte. E così si scopre che il desiderio di certezza è una risorsa, è la spinta che fa andare avanti, ma non dà la certezza. L’autorità dei Grandi non produce da sé comportamenti virtuosi nei piccoli. La crescita, lo sviluppo, la stabilità sono obiettivi che sfuggono. La realtà è più grande dei Grandi. Magari è un buon tema per il prossimo G20.