Alcuni volontari aiutano a ripulire le strade.

Un volto che ti chiede tutto

Un gruppo di famiglie dello spezzino, pale alla mano, per aiutare chi ha perso tutto nell'alluvione. La fatica dei giorni passati a togliere il fango, l'incontro con il dramma delle persone. E un abbraccio da cui ripartire

Di fronte al richiamo che il movimento ci fa a «vivere intensamente il reale», spesso ci siamo interrogati chiedendoci: «Cosa vuol dire?». Non capivamo fino in fondo e la domanda rimaneva sempre astratta. Pensavamo che la risposta fosse un maggior impegno, una decisione da prendere, uno sforzo più intenso. Come risposta sono accaduti dei fatti.
In occasione dell’alluvione che ha toccato molte zone nella nostra provincia, un nostro amico, il vicesindaco di Brugnato, ci ha chiamati dicendo: «Ho bisogno del vostro aiuto, non potete capire cosa sia successo, qui non c’è più niente. Per favore venite». Allora siamo andati in quei paesi che ci vedono, da circa quattro anni, presenti come gruppetto di Fraternità e di Scuola di comunità.
Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato ad organizzare il lavoro. Le giornate erano faticose e piene di cose da fare. Gli aiuti - cibo e indumenti - arrivavano da tutta Italia, noi li scaricavamo e li selezionavamo ordinandoli per tipologia. Le persone a cui l’alluvione aveva tolto tutto arrivavano timidamente con gli occhi bassi e bastava un piccolo gesto di affetto o di interesse perché i loro occhi si riempissero di lacrime. E così iniziavano a raccontarci le loro storie. Rimasta senza casa, una coppia giovane con una bimba di sei anni, non sapeva dove andare e così una nostra famiglia si è offerta per ospitarli. Non avevano bisogno solo di una casa, ma anche di tutto il resto. Allora abbiamo deciso di “adottarli” per accompagnarli finché non troveranno una nuova sistemazione.
Don Alberto indicava le famiglie le cui case erano state sommerse dal fango e i nostri figli e i nostri mariti spalavano incessantemente nelle cantine e nelle strade. Si iniziava alle 9 e si finiva la sera alle 19.
Intorno alle 13 don Alberto preparava il pranzo e insieme dicevamo una preghiera. Poi tornavamo di fronte a quel dramma e cercavamo di dare una risposta concreta a quel bisogno immenso.
La sera eravamo stanchissimi, ma felici perché quella carità, quell’unità che mai avevamo sperimentato così intensamente, era segno della Sua presenza che ci metteva di fronte al miracolo della speranza che solo Cristo può donare.
Luisa e Paolo ci hanno raccontato di una loro collega che, bloccata a La Spezia, non poteva raggiungere la sua famiglia a Brugnato e seguiva telefonicamente la disperazione dei suoi familiari. Roberta ha perso tutto: casa, mobili vestiti, l’officina del marito. Quando è riuscita ad entrare in quello che rimaneva della sua abitazione, ha trovato su una parete un santino di carta con l’immagine di Gesù e queste parole: «Abbi fiducia in me, lascia fare a Me. Avrai tutte le illuminazioni e gli aiuti necessari, se renderai intensa la tua fusione di volontà con Me. Non aver mai paura. Ti ispirerò in tempo utile le soluzioni secondo il mio Cuore e ti accorderò anche i mezzi temporali per realizzarle. Devi lavorare ancora molto per me, ma Io sarò la tua ispirazione, il tuo sostegno, la tua luce e la tua gioia. Abbi un solo desiderio. Che Io mi serva di te come intendo, senza conti da renderti né spiegazioni da darti. Dammi fiducia e ripeti spesso: “Gesù ho fiducia in Te. Ho piena fiducia di Te”». Sia lei che suo marito sono scoppiati a piangere certi che quelle parole fossero l’unica risposta a quel dolore.
La solidarietà è un impeto umano che può muovere molti. Cercare quel filo che conduce verso Chi ti chiede un abbandono totale è l’inizio del miracolo. L’uomo ha bisogno di tutto, ma ancor più di un Padre che ti riaccoglie dopo averti “schiaffeggiato” e ti dice: «Ora non capisci, ma anche questo è per te». Questa è la posizione più vera di fronte ad una realtà che a tutto farebbe “reagire” meno che a dar fiducia a Lui.

(Un gruppo di Fraterintà di Brugnato, La Spezia.)