Le proteste dei mesi scorsi in Egitto.

«Camminare nella libertà, unico argine all'estremismo»

Wael Farouq parla su "ilsussidiario.net" della morte di Bin Laden: «Qui era già "finito" con le proteste di gennaio». Domani il congresso di 3500 liberali: «È il risultato del Meeting del Cairo. Per un vero dialogo, esperienza condivisa della verità»
Wael Farouq

Osama Bin Laden ha cessato di vivere da mesi. I suoi piani hanno di fatto avuto fine lo scorso gennaio, quando milioni di musulmani arabi sono scesi in strada con manifestazioni pacifiche - l’esatto contrario della dottrina del jihad armato da lui sostenuta - per reclamare la libertà, la democrazia e uno stato civile, i pilastri della civiltà umana contemporanea da lui combattuti.
La frustrazione, l’umiliazione, la rabbia e il desiderio di vendetta che inducevano le piazze arabe a simpatizzare con il principe del terrore saudita, si sono trasformate, con le rivoluzioni arabe, in energia costruttiva e speranza in un futuro migliore. Bin Laden e il suo pensiero hanno perso ogni base di sussistenza, perché il nemico più grande del terrorismo e della violenza è la libertà.
Non c’è amore senza libertà e non c’è dialogo senza amore. Il dialogo non è una trattativa tra due parti distinte, né un’alternativa civile alla violenza. È l’operazione di scoperta di sé attraverso l’incontro con l’altro, l’apertura al mondo e all’assoluto (all’imperscrutabile). Ma un dialogo di questo tipo può esistere solo se fondato sull’amore e sostenuto dall’amicizia, questo è quanto ho sperimentato al Meeting di Rimini, al Meeting del Cairo, in piazza Tahrir e nell’Egitto post-rivoluzionario.

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