L'incontro di presentazione a Roma.

La spada lanciata oltre le cose note

Presentata a Roma la XXXII edizione della kermesse. Dalla primavera araba alle sfide dell'economia. Per percorrere un cammino che costruisce «pezzi di vita nuova» (guarda anche il video dell'incontro)
Pietro Alfieri

L’uomo è quell’essere che ricerca il «senso del senso». È il cardinale Jean Louis Tauran a citare Henri Bergson, per ribadire che «non di solo pane, e non di soli dubbi vive l’uomo». E lo fa presentando, a Roma, a palazzo Borromeo, sede dell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, il prossimo Meeting di Rimini.
«L'incertezza ci fa sentire a disagio, rende fragili e soli. Ma noi non siamo condannati a un'incertezza perenne». È questo lo spirito che animerà la trentaduesima edizione della kermesse di Rimini, per dirla con le parole della presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri: «Nella nostra società tutto è incerto; il lavoro, la vita affettiva, l’economia. Il nostro disagio testimonia il fatto che desideriamo la certezza; ma non è merce che si acquista con facilità, le certezze vanno guadagnate accettando il rischio di un cammino, lanciando la spada oltre le cose già note per trovare ciò che il cuore desidera, come dice il guerriero della Ballata del Cavallo bianco di Chesterton, che sarà rappresentata al Meeting. Ma, appunto, la spada va lanciata, la certezza va conquistata in un percorso, non arriva al di fuori di un cammino e di una responsabilità, implica un percorso della ragione e dell’esperienza umana».
Ieri, alla presentazione capitolina, ha fatto gli onori di casa l'ambasciatore Francesco Maria Greco, che ha introdotto i vari ospiti: oltre a Emilia Guarnieri e al cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, sono intervenuti anche Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Il nuovo Meeting s'intitolerà: "L'esistenza diventa una immensa certezza". Una certezza che in un’epoca come la nostra profondamente segnata dal relativismo «si raggiungerà soltanto», ha detto il cardinale Tauran, «se ci muoveremo con una fiducia maggiore nell'uomo». Le dinamiche che stanno attraversando il «lago dei monoteismi», come lui stesso ha definito il Mediterraneo, il vento di democrazia e libertà che ne ha attraversato e ne attraversa la «sponda sud» («una primavera araba che rischia di diventare un "inverno" dei diritti se verrà meno la vigilanza della comunità internazionale», ha commentato Frattini), come anche la grande flessibilità e capacità di cambiamento della società italiana di fronte alle sfide dell’economia e della storia sono forze analoghe a quelle che muovono il cuore dell’uomo.
L'ha ribadito Vittadini: «C'è un modo di stare insieme senza annullare le diversità», ha detto parlando della mostra che il Meeting dedicherà ai 150 anni dell’Unità d'Italia, e che documenterà la ricchezza di una storia fatta di opere, iniziative e realtà sociali ed economiche, frutto di energia costruttiva, inventiva, sussidiarietà e solidarietà: punto sorgivo di tale ricchezza è una cultura fondata sulla convinzione che ogni singolo uomo non sia riducibile ad alcuna organizzazione sociale e politica. La mostra sarà tenuta a battesimo dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel suo discorso alle Camere del 17 marzo scorso ha affermato: «Reggeremo alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del passato. Perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e morali. […] Convinciamoci tutti, nel profondo, che questa è ormai la condizione della salvezza comune, del comune progresso».
«La nostra storia», ha aggiunto ieri Vittadini, «non nasce dall’homo homini lupus di Hobbes, ma da un "io" che accetta di affrontare la realtà, anche dura, che lo circonda, senza censurare i suoi desideri più grandi». E ciò che è stato presentato a Roma è la testimonianza che, anche oggi, quello che qualifica lo sviluppo italiano - l’azione di persone educate a vivere ideali basati su una concezione non ridotta di uomo, di società, di economia - può ricostituire il tessuto connettivo di un popolo fatto da uomini che si mettono insieme non per andare contro qualcuno o qualcosa, ma per costruire giorno per giorno pezzi di vita nuova all’altezza dei desideri più profondi. Desideri di verità, giustizia, bellezza, felicità. L'opposto del nichilismo alienato e disperato (Emilia Guarnieri ha citato Sartre: «Le mie mani, cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi separa dal mondo degli oggetti» e la terribile «alba in cui nulla accadrà» di Cesare Pavese) di cui neanche ci accorgiamo più, tanto è diventato il clima abituale del nostro tempo.

IL VIDEO DELL'INCONTRO