Le proteste in piazza a Istanbul.

Cristiani e giovani, "l'allarme" turco

La situazione a Istanbul continua a essere tesa, mentre altre città si uniscono alla protesta contro il primo ministro Erdogan. Qualcuno parla di una nuova Primavera araba. Ecco alcune chiavi di lettura per capire che cosa sta accadendo
Fernando De Haro

In Turchia gli ultimi giorni sono stati contrassegnati dalle proteste in diverse città, specialmente a Istanbul. Alla base sembra esserci un motivo assolutamente irrilevante: la demolizione di un parco della città. La verità è che la gente, specialmente i giovani, è scesa in strada per protestare contro la politica, considerata autoritaria, del primo ministro Erdogan. Il Governo ha reagito con una dura repressione.
La Turchia, però, non è un Paese qualunque: è una potenza regionale, dato che vi passano gas e petrolio che vanno dall'Asia all'Europa.
E la sua posizione geografica la rende una porta tra i due continenti. Alcuni parlano già di un ritorno della Primavera araba che si sarebbe spostata ora in Turchia. In questo caso ci troveremmo di fronte a un caso che merita grande attenzione.
Il regime di islamismo moderato di Erdogan veniva infatti indicato come possibile riferimento per i paesi a maggioranza musulmana che vogliono modernizzarsi.
L'islamismo di Erdogan, nonostante non rispetti la libertà  religiosa, secondo alcune interpretazioni potrebbe essere il modello più democratico cui può arrivare un Paese a maggioranza musulmana. Erdogan ha fatto segnare una rottura con il laicismo di Kemal Ataturk, ideologia che servì a fondare la repubblica della Turchia. Lo stesso Obama, nella sua visita nel 2009, lo aveva sottolineato.
Ma le proteste sembrano mettere in dubbio il fatto che l'attuale Turchia possa essere un buon modello. Nel mio libro Cristianos y Leones (Cristiani e Leoni) ho mostrato quelle che possono essere le chiavi per comprendere quel che sta succedendo.


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