Il cardinale Stanislaw Rylko.

«Una memoria che rigenera fedeltà e gioia»

Il saluto iniziale e l'omelia del cardinale Stanislaw Rylko alla messa per il IX anniversario della morte don Giussani e il XXXII del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Roma, San Giovanni in Laterano, 24 febbraio 2014
del cardinale Stanislaw Rylko*

Saluto ed introduzione
Saluto cordialmente tutta la comunità romana di Comunione e Liberazione e ringrazio i responsabili per l’invito a presiedere questa solenne Eucaristia, durante la quale vogliamo fare memoria di alcune importanti ricorrenze del vostro movimento: il sessantesimo anniversario della nascita, il trentaduesimo del riconoscimento pontificio e il nono anniversario della morte del suo fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani. Si tratta di ricorrenze significative per tutti voi, perché nella vita di ciascuno di voi l’incontro con il movimento, e in particolare con la persona di don Giussani, è stato l’inizio di un nuovo cammino, ha dato una svolta decisiva alla vostra esistenza, è stato come una sorta di spartiacque. Grazie al movimento, avete scoperto la bellezza e la gioia di essere cristiani, avete compreso che il cristiano non è colui che aderisce ad una dottrina o condivide una teoria, ma è colui che vive un autentico incontro con la persona di Cristo vivo, un incontro che cambia radicalmente la vita e dischiude orizzonti nuovi e affascinanti. Quante schiere di donne e di uomini, giovani e adulti hanno potuto fare questa esperienza grazie al vostro carisma! Questa sera, dunque, radunati in questa Basilica Patriarcale di San Giovanni in Laterano - la cattedrale del Papa - vogliamo elevare insieme la nostra lode al Signore e rendergli grazie per le grandi opere che ha compiuto nel vostro movimento e nella vita di ciascuno di voi. Davvero abbiamo di che rendere grazie al Signore!
Ora, predisponiamoci spiritualmente alla celebrazione di questa Santa Messa mediante un atto di sincero pentimento per i nostri peccati: Confesso a Dio onnipotente...

Omelia
Una memoria che rigenera fedeltà e gioia...
1. Stasera, il nostro rendimento di grazie al Signore vuole abbracciare tutta la storia di Comunione e Liberazione, nata ormai sessant’anni fa. Ripercorriamo con grata memoria le tappe di questo lungo cammino, iniziato da un piccolo gruppo di studenti di un liceo milanese, che si riuniva attorno a don Giussani, un prete che aveva scelto di insegnare religione per ricostruire una presenza cristiana nell’ambiente studentesco. Tutto sembrava rientrare nell’ordinarietà delle cose, ma la storia ha dimostrato che non era così. Dietro quell’apparente “normalità”, stava nascendo qualcosa che superava i disegni umani, stava prendendo forma un movimento ecclesiale vero e proprio... Sempre, quando lo Spirito Santo interviene ci sorprende, suscita stupore... E nella storia del vostro movimento le sorprese non sono mancate! In questi sessant’anni il piccolo granellino di senapa - mi piace molto ricorrere a questa immagine suggestiva - è diventato un albero grande e robusto, cioè una realtà ecclesiale presente ormai in più di settanta Paesi di tutti i continenti. Una tappa importante della vostra storia è stata indubbiamente il riconoscimento della Fraternità da parte del Pontificio Consiglio per i Laici, come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio, avvenuto l’11 febbraio 1982. Per il movimento è stato un sigillo di autenticità, nonché una sicura garanzia ecclesiale del cammino intrapreso.
Ne avete fatta di strada! La vostra è una storia viva, concreta, che si può leggere in tante storie personali di straordinaria bellezza, storie di autentiche conversioni; storie di fede e di santità; storie di coppie di sposi e di famiglie felici, perché fedeli alla loro vocazione; storie di uomini e di donne innamorati di Cristo fino a donargli totalmente la loro vita (Memores Domini!); storie di opere al servizio dell’uomo, dettate dallo spirito di solidarietà cristiana verso quanti sono nel bisogno... E oggi siamo qui per rendere grazie al Signore di questa storia che Lui ha scritto con voi!

2. Nella vita di ogni movimento ecclesiale, la memoria è essenziale, perché è quel fattore indispensabile e costitutivo della sua identità più profonda. Chi siamo nella Chiesa? Qual è la nostra vocazione e missione? Penso soprattutto alla memoria delle origini, alla memoria del carisma sorgivo da cui un movimento nasce. È questa la radice vitale a cui bisogna far sempre riferimento, perché è da qui che un movimento nasce e rinasce continuamente... E la memoria del carisma sorgivo di un movimento deve diventare fedeltà nei confronti di quel dono effuso dallo Spirito; deve diventare profondo senso di responsabilità affinché quel dono non vada smarrito; deve diventare stupore permanente di fronte alla grandezza, bellezza e novità del dono ricevuto; e deve diventare infine profonda gratitudine nei confronti di Dio da cui proviene «ogni dono perfetto» (cfr. Gc 1,17). Ogni dono nella nostra vita diventa un compito da assumere fino in fondo! E non c’è altro modo di conservare vivo il carisma di un movimento, se non vivendolo con gioia ed entusiasmo.
La memoria del carisma sorgivo si unisce strettamente alla memoria della persona del fondatore di un movimento, perché è lui il primo testimone ed interprete del carisma ricevuto. Nel vostro caso, dunque, la memoria di don Giussani... Per quanti giovani e adulti questo sacerdote milanese è stato un vero maestro di vita, una guida sicura, un testimone credibile e convincente del Mistero, un fedele compagno di strada, un amico su cui poter contare... Ma credo anche che la figura di don Giussani vada continuamente riscoperta! E in questo momento ne approfitto per congratularmi con l’autore della sua biografia recentemente pubblicata - un grande aiuto per chi vuole conoscere veramente il fondatore di Cl.
Sebbene siano trascorsi già nove anni dalla sua morte - avvenuta il 22 febbraio 2005 - don Giussani non cessa di interpellarci, proprio come faceva quando era tra noi. E forse questa sera, ciascuno può porsi questa domanda: chi è in realtà don Giussani per me? Cosa mi dice la sua personalità così ricca di doni di natura e di grazia? Credo che ci possano aiutare in questa riflessione personale le parole pronunciate dall’allora cardinale Ratzinger in occasione dei suoi funerali a Milano: «Sempre, don Giussani, ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che Cristianesimo è un incontro; una storia d’amore; un avvenimento. Questo innamoramento in Cristo, questa storia di amore che è tutta la sua vita, era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago. Vedendo Cristo, realmente, ha saputo che incontrare Cristo vuol dire seguire Cristo. Questo incontro è una strada, un cammino...». E poi aveva aggiunto: «[Don Giussani] Non voleva essere un padrone, voleva servire, era un fedele "servitore del Vangelo", ha distribuito tutta la ricchezza del suo cuore, ha distribuito la ricchezza divina del Vangelo, della quale era penetrato e, servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco - come vediamo in questo momento - è divenuto realmente padre di molti, avendo guidato le persone non a sé, ma a Cristo /.../ Questa centralità di Cristo nella sua vita gli ha dato anche il dono del discernimento, di decifrare in modo giusto i segni dei tempi in un tempo difficile, pieno di tentazioni e di errori, come sappiamo» (Card. Joseph Ratzinger, Funerali di don Luigi Giussani, Milano, 24 febbraio 2005). Siamo davanti ad un bellissimo ritratto di don Giussani e così oggi vogliamo ricordarlo. Ma siamo anche certi che il processo di beatificazione - ormai in corso - ci farà scoprire molti altri tesori della sua ricca personalità cristiana e sacerdotale.

3. In occasione poi degli anniversari, si è soliti formulare degli auguri. Anch’io questa sera vorrei rivolgere a tutti voi un augurio. Lo faccio, prendendo spunto da un discorso di papa Francesco, in cui il Santo Padre ha parlato di una «santa inquietudine del cuore» (cfr. Santa Messa per l’inizio del Capitolo generale dell’Ordine di Sant’Agostino, 28 agosto 2013). Ritengo che questa riflessione sia di grande importanza per vivere fedelmente ogni carisma nella Chiesa. In realtà, si tratta di tre inquietudini complementari: la prima è l’inquietudine della ricerca spirituale. Il Papa ci sollecita: «Guarda nel profondo del tuo cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e domandati: hai un cuore che desidera qualcosa di grande o un cuore addormentato dalle cose? Il tuo cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca o l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finiscono per atrofizzarlo?». Segue poi l’inquietudine dell’incontro con Dio. E papa Francesco continua ad interrogarci: «Sono inquieto per Dio, per annunciarlo, per farlo conoscere? O mi lascio affascinare da quella mondanità spirituale che spinge a fare tutto per amore di se stessi? /.../ Mi sono per così dire «accomodato» nella mia vita cristiana /.../ anche nella mia vita di comunità, o conservo la forza dell’inquietudine per Dio, per la sua Parola, che mi porta ad «andare fuori», verso gli altri?”. E infine il Santo Padre parla dell’inquietudine dell’amore e pone alcune domande veramente incisive: «Crediamo nell’amore a Dio e agli altri? O siamo nominalisti su questo? Non in modo astratto, non solo le parole, ma il fratello concreto che incontriamo, il fratello che ci sta accanto! Ci lasciamo inquietare dalle loro necessità o rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle nostre comunità, che molte volte sono per noi "comunità-comodità"?». Ecco, dunque, che il Papa sollecita noi cristiani ad avere un cuore inquieto, anzi ci stimola a custodire e a far crescere in noi quella santa inquietudine del cuore, perché essa non si assopisca e non si spenga!
Fin dall’inizio del suo Pontificato, papa Francesco ha chiamato la Chiesa (cioè tutti noi!) ad una vera e propria conversione missionaria. Desidera una Chiesa che entri pienamente in una “dinamica di uscita” verso le periferie esistenziali e geografiche del nostro mondo; vuole riaccendere in tutti i battezzati quell’inquietudine missionaria… E per questo guarda con grande speranza ai movimenti ecclesiali. Ricordiamo le sue parole pronunciate nella Solennità di Pentecoste dell’anno scorso: «Siete un dono e una ricchezza della Chiesa! Questo siete voi! /.../ Portate sempre la forza del Vangelo! Non abbiate paura!» (Regina coeli, Solennità di Pentecoste 19 maggio 2013). Stasera, la comunità romana di Comunione e liberazione, riunita nella cattedrale del Vescovo di Roma, vuole riaccogliere il mandato missionario di Cristo con rinnovata gioia ed con entusiasmo. E io sono qui per dirvi: Andate! La Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi!

*Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici