Bonifacio VIII arrestato ad Anagni.

BONIFACIO VIII La spada e il fiordaliso

Con il Papa di Anagni, continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. Dalle bolle allo "schiaffo" del re, nella sua vicenda un esempio di cosa significa appartenere alla Chiesa
Eugenio Russomanno

Benedetto Caetani, nato intorno al 1235 ad Anagni, fu eletto papa con il nome di Bonifacio VIII il 24 dicembre 1294.
Una volta eletto revocò la maggior parte dei privilegi incautamente concessi da Celestino, destituì i funzionari curiali imposti dal re angioino Carlo II e trasferì la sua corte da Napoli a Roma. Il raggio d’azione di questo Papa è il mondo intero: egli aveva una concezione del pontefice come arbitro universale. Però il tentativo di Bonifacio di rivendicare al papato la suprema guida del mondo apparve, in un contesto politico interamente mutato, un anacronismo. In particolare, è da ricordare il suo rapporto difficile con Filippo IV di Francia. «Quando Bonifacio volle far valere di fronte a Filippo IV il Bello, re di Francia, che seguiva un proprio disegno di dominio mondiale, la supremazia spirituale e politica e affermò nella bolla Unam Sanctam (1302) che l’obbedienza al Papa era assolutamente necessaria alla salvezza, richiamandosi in questo alla “teoria delle due spade”..., si giunse a una lotta aperta che ebbe gravissime conseguenze», scrive lo storico August Franzen.
Pubblicando la bolla Unam Sanctam, Bonifacio esponeva una concezione assolutistica, niente affatto nuova rispetto ad alcuni suoi predecessori, della supremazia del potere spirituale su quello temporale. Nella sua formula conclusiva affermava che ogni creatura doveva essere sottomessa, per la propria salvezza, al Pontefice romano. Nascevano così le premesse per il celebre episodio passato alla storia come lo “schiaffo di Anagni”. Bonifacio si trovava ad Anagni, città papale, e lì preparava la bolla Super Petri solio con cui scomunicava Filippo. Filippo, per tutta risposta, inviò in quella città (7 settembre 1303) il suo consigliere Guglielmo di Nogaret, Sciarra, capo della famiglia Colonna avversa al papa, con una banda di mercenari: preso d’assalto il palazzo papale fu imposta a Bonifacio la revoca della scomunica e l’abdicazione. Di fronte al rifiuto del Papa, questi fu fatto prigioniero e rinchiuso nel castello papale di Anagni, con l’intenzione di portarlo in Francia per farlo giudicare da un concilio. In questo contesto ci fu lo schiaffo di Anagni: si trattò in vero non tanto di uno schiaffo materialmente dato, quanto di uno schiaffo morale, di un oltraggio fatto alla figura del Vicario di Cristo. Improvvisamente la città insorse: Bonifacio fu liberato e i suoi assalitori vennero espulsi. L’episodio viene ricordato da Dante, che pure avversava la politica ecclesiastica di Bonifacio VIII, come un’offesa rivolta a Cristo stesso:

Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto,
veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,
e nel vicario suo Cristo esser catto.

Veggiolo un’altra volta esser deriso;
veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele,
e tra vivi ladroni esser anciso.


(Purgatorio XX, 85-90)

Con Bonifacio VIII, pertanto, ebbe definitivamente termine la supremazia universale di cui il papato aveva goduto nel Medioevo. Bonifacio morì in Vaticano il 12 ottobre 1303.
È stato anche il Papa del primo Anno Santo: proclamò il 1300 anno giubilare con indulgenza plenaria per i pellegrini che avessero visitato le tombe degli apostoli. Come fa notare lo storico John Kelly, se in politica ebbe scarso successo, Bonifacio diede un contributo notevole nel campo del diritto pubblicando nel 1298 il Liber sextus, come seguito dei cinque volumi del Liber extra (1234) di Gregorio IX; tale volume costituiva la terza parte del Corpus Juris Canonici - fino al 1918 rimase il testo fondamentale del diritto canonico - e testimonia il notevole acume giuridico di Bonifacio. Inoltre riordinò il sistema amministrativo curiale, fece compilare un catalogo della biblioteca papale e riorganizzò gli archivi vaticani. Con la bolla Super cathedram (1301) limitò notevolmente i diritti concessi dai predecessori agli ordini mendicanti, attenuando così gli attriti con il clero secolare. Protettore della cultura, fondò a Roma nel 1303 una università e si occupò anche di artisti come Giotto e Arnolfo di Cambio. Ma il giudizio vero «per cogliere l’aspetto più caratteristico dell’opera di questo Pontefice» lo ha espresso Paolo VI il 1° settembre 1966, nella sosta ad Anagni “Città Papale”: «La lezione di Bonifacio VIII è il senso dell’appartenenza alla Chiesa... Dio non ci ha lasciato camminare come pecore senza guida, ma ha incaricato qualcuno di organizzare il suo Corpo Mistico».