Adriano VI.

ADRIANO VI Due anni di aspirazioni

Nella serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia, l'olandese che lottò il protestantesimo. Per «iniziare con la massima energia la riforma della Chiesa»
Eugenio Russomanno

Adriano Florensz Dedal nacque a Utrecht il 2 marzo 1459, figlio di un falegname specializzato in costruzioni navali e della pia donna Geltrude. Il padre morì molto presto e Geltrude mandò il figlio presso i Fratelli della Vita comune: qui imparò quel senso religioso e quella alta concezione della vita rimasti in seguito costanti fondamentali del suo agire.
Terminato il primo ciclo di studi presso i Fratelli, Adriano entrò nell’università di Lovanio nel 1476, dove studiò per due anni Filosofia e per dieci Teologia e Diritto canonico; a seguire un interessante periodo di successo accademico come professore.
Nel 1507 l’imperatore Massimiliano I lo nominò tutore del nipote Carlo, il futuro Carlo V. Nel 1517 fu creato cardinale di Utrecht per espressa richiesta di Carlo a papa Leone X. La fiducia che l’imperatore Carlo V aveva riposto in lui e la sua reputazione di alta moralità contribuirono alla sua elezione a Papa.
Adriano VI ritenne che i suoi compiti principali fossero due: prima di tutto quello di combattere la riforma protestante, rinnovando l’amministrazione della curia papale; in secondo luogo, quello di convogliare le forze dell’Europa cristiana contro i Turchi. Adriano espose questo programma nel suo primo concistoro, che ebbe luogo il 1° settembre 1522.
Per quanto riguarda il primo punto, «i cardinali furono sconcertati dalla sua riluttanza a distribuire lucrosi benefici nel modo tradizionale e anche dalla sua decisa volontà di purificare la curia secolarizzata: invece di collaborare con lui ostacolarono ogni suo tentativo di introdurre miglioramenti; in tal modo egli rimase sempre più isolato e in contatto solo con pochi intimi spagnoli o fiamminghi», precisa lo storico John Kelly. Mentre August Franzen annota: «Adriano VI vide fallire i suoi seri tentativi di riforma a causa di tale contesto... Già alla dieta di Norimberga del 1522-23, Adriano VI riconobbe con franchezza le colpe della curia e promise di iniziare con la massima energia la riforma della Chiesa»; nella dieta di Norimberga il Papa, facendosi rappresentare da Francesco Chieregati, ammise francamente che la prima responsabile dei disordini scoppiati nella Chiesa era la curia stessa (impressionante confessione di colpa della curia giustamente definita il primo passo verso la Controriforma).
Un altro fattore contribuì ad infoltire la schiera dei nemici del nuovo Papa: il suo atteggiamento verso gli artisti e letterati e, in genere, verso quel mondo di cultura e di gusto così in auge sotto il predecessore: Adriano, nella sua propensione per lo studio appartato e la meditazione, nella sua alta pietà individuale, nella sua incomprensione dell’arte e della poesia, rappresentava, per i contemporanei, il contrasto più netto col mecenatismo e lo splendore del pontificato mediceo.
Per quanto riguarda la questione turca, i suoi tentativi di mobilitare un fronte europeo contro i Turchi furono infirmati da grossolani errori diplomatici e infine fallirono.
Il pontificato di Adriano VI è stato un pontificato pieno di ottime aspirazioni ma troppo breve per metterle in atto. Morì nel 1523 e fu sepolto in Santa Maria dell’Anima dove gli fu fatto erigere un sontuoso monumento funebre.