La festa di inizio estate di Gs Fidenza.

Una festa per ringraziare di «essere stati presi»

Alcuni liceali di Fidenza si ritrovano a organizzare la "tradizionale" giornata di inizio estate. La band, la ricerca degli sponsor e una mostra che racconta di loro. Tutto a partire dalla domanda di una ragazza ai suoi amici

Come da tradizione, anche quest’anno abbiamo voluto fare la festa di inizio estate. Nonostante la preparazione fosse già avviata, non avevamo trovato le ragioni per farla. Finché Marta, una sera, guardando in faccia le persone che si davano da fare, chiede: «I miei amici, che quest’anno sono stati veri compagni di viaggio, fanno la quinta e non potranno esserci alla festa: ora mi trovo di fronte persone che sembra non prendano sul serio la proposta. Perché perdere il mio tempo? Ho ancora degli amici? Dove sono?». La lealtà di Marta non poteva lasciarci indifferenti e qualcuno di noi ha cominciato a prendere sul serio questa provocazione. Un primo abbozzo di risposta è emerso da una Scuola di comunità in cui, nel paragone dell’anno passato con il testo del Triduo, si vedeva molto bene il tentativo di giocarci il desiderio nel quotidiano: chi nella lezione di inglese, chi nelle proprie passioni, chi con i compagni di classe. Quindi, prendendo spunto da una canzone di Lucio Dalla e da una frase di Carrón, è nato il titolo: “Ogni sera torno a casa con il sale sulla pelle, ma negli occhi e nel cuore ho le stelle” e “Non si può vivere come se un desiderio così struggente non si fosse reso presente. Inizia così l’avventura del vivere!”.

Ha cominciato a diventare una cosa interessante e sono nate molte nuove idee per una festa che non fosse la fotocopia di quella precedente. È stata la scoperta che lì c’era qualcosa di grande per noi. Per esempio, siccome volevamo fare il calcetto saponato e per poterlo realizzare avevamo bisogno di sponsor, Giovanni e Fabio si sono offerti di cercarli. Sono andati dalle aziende, non solo per chiedere i finanziamenti, ma raccontando il perché volevano fare la festa e cosa avevano vissuto durante l’anno. Oppure Jurgen, il timido della compagnia, che si è offerto di occuparsi del torneo. Amedeo, Leo, Michele e Fabio che hanno invitato i loro amici a fare una squadra per il torneo di calcetto. Poi si è dovuto pensare alla cena e così abbiamo coinvolto le mamme e gli amici per preparare vari tipi di paste, mentre altri ci hanno offerto salumi e torte. Marta, Veronica e Daniela invece si sono date un gran da fare per trovare tovaglie, posate e piatti addobbando il tutto con candele in tinta. La bellezza deve vedersi in ogni particolare.

Infine, la serata. Cosa fare? I “primini” hanno rimesso in piedi la band di Gs Fidenza. Mentre Marta con altre sue amiche ha preparato i balli. Tutto questo sotto la supervisione della squadra del servizio tecnico composta da Michele, Leo e Musso, attentissima ad ogni esigenza. Sono fantastici, hanno perfino montato un video di invito per spiegare a tutti dove sarà il palco, dove il calcetto saponato e dove le cucine.

Ma come comunicare agli amici invitati le scoperte e i momenti vissuti insieme, la bellezza e le fatiche di quest’anno? La cosa più grande era il cambiamento avvenuto in noi. Così è nata una mostra fatta di testimonianze in cui ognuno ha voluto raccontare la sua storia e la sua strada.

Tutto è pronto per la festa di domenica, o quasi. Abbiamo faticato tanto, ma abbiamo anche scoperto che faticare è bello se si ha chiaro perché si fa. Ci siamo ritrovati amici perché ci accompagnamo alla scoperta di noi stessi, rischiando per quello che desideriamo. Vivere così è più bello. Tutto questo dentro al turbinio massacrante delle ultime interrogazioni e verifiche, ma se la vita diventa interessante non si molla su niente, tanto meno sullo studio, anche se si è presi con altro.

Poi, l’imprevisto. Le previsioni del tempo sono orribili: pioggia abbondante per tre giorni e temperature intorno ai tredici gradi. Quindi bisogna ripensare tutta la festa. Tutti a terra, arrabbiati. Ma la pioggia, per quanto abbondante, può forse cancellare quello che abbiamo vissuto nell’ultimo mese? No! E allora si riparte.

Sabato pomeriggio, di nuovo al lavoro. Alla mattina c’è la Colletta alimentare e non possiamo mancare. Niente è indifferente e non si può ignorare che ci sono persone che non riescono a fare la spesa. La festa non avrebbe senso se non avessimo risposto a questo gesto, perché ci siamo sentiti amati gratuitamente, quindi ci alleniamo ad amare con altrettanta gratuità facendo la Colletta. Poi la sera, nonostante la stanchezza, tutti a fare il tifo per l’Italia. Domenica sveglia alle 8. Di nuovo in pista per i preparativi finali.

Infine, la festa: l’arbitro si è addormentato, abbiamo sbagliato a fare alcune spese e mancano alcune cose. Qualcuno si è arrabbiato parecchio, c’è un po' di nervosismo, ma quello che viviamo è troppo grande e c’è chi ha subito ricordato, con una battuta o un sorriso, di guardare a quella bellezza. E si riparte ancora. Alle 18 messa insieme perché sappiamo Chi dobbiamo ringraziare per l’anno e per questa festa. Alle 19 presentazione della mostra davanti a duecentocinquanta persone. Per trovare il coraggio di dire chi sei veramente bisogna avere da dire qualcosa che non si può tacere.

Il titolo della mostra, “Nella corsa per afferrarLo: stesse facce, cuore nuovo” parla di noi, di come la nostra vita è cambiata. Parla di Jurgen, un ragazzo albanese che ha dovuto attraversare il mare lasciando in Albania i genitori e il fratello, per venire in Italia con la zia. All’inizio si è sentito solo, non conosceva neppure la lingua e quando ha conosciuto Gioventù Studentesca si è sentito voluto bene e così gli è venuto voglia di conoscere chi è Gesù. Ora si sente così tanto afferrato da Cristo che ha chiesto di potersi battezzare. Parla di Camilla che riconosce in Gs un posto dove può essere se stessa e vuole portare Cristo attraverso la nostra amicizia. Di Veronica che si sente presa da un amore grande che è diventato il virus della certezza. Di Luca che, attraverso una poesia, descrive l’urlo del suo cuore che sogna di sentire l'infinito. E di tanti altri di noi.

La mostra finisce con un video di foto: visita al Duomo di Milano, vacanza invernale a Roma con gli amici della San Carlo, festa di Carnevale, il Triduo. Sono facce felici che scorrono, ognuna è una storia di un incontro che l’ha presa. Lo dicono le immagini e le nostre facce. La commozione è tanta:è la gratitudine per una vita piena. I genitori dei nostri amici appena incontrati, che sono venuti per capire perché i loro figli erano così cambiati, sono curiosi e chiedono di spiegare meglio quello che è raccontato nella mostra dei ragazzi. Perfino a cena tutti ci riempiono ancora di domande. Alla fine li abbiamo invitati alla vacanza estiva delle famiglie.

Dopo due giorni ci si ritrova per passare una serata insieme a giocare a Risiko. E anche se non è una serata perfetta, quello che prevale non è la lamentela: viene immediato fare il paragone con quello che abbiamo vissuto in quest’ultimo mese e dirci: «Così non va! Dobbiamo ritornare a quello che il nostro cuore desidera». Si impara anche dagli sbagli, si ritorna a vivere e ci si ritrova più amici. Dice una frase di Giussani, che riassume questo mese: «Man mano che maturiamo siamo uno spettacolo a noi stessi e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di limite e di tradimento, e perciò di umiliazione e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella Grazia che ci viene donata e rinnovata ogni mattina». Quest’anno è stata la gratitudine di essere stati presi, ed è così vero che possiamo dirlo anche ad altri.

Cristina, Marta, Michele, Veronica, Silvia, Lucia, Jurgen, Fidenza