Sankt Moritz.

Lo straordinario è che la vita è tutta nostra

A Sankt Moritz con un gruppo di ragazzi da diverse zone della Lombardia. Dall'"Annuncio a Maria" di Claudel alla testimonianza di Monica. La scoperta di «cosa ci tiene veramente uniti». Come raccontano Carlotta, Gaia, Giacomo...

Non è successo niente di straordinario. O, forse, di straordinario c’era tutto. La vacanza appena trascorsa, che ha visto protagonisti ragazzi di Gs di molte scuole di Milano e di diverse zone della Lombardia, da Cremona a Buccinasco, da Pavia a Como, ha mostrato questo: se siamo guardati con amore, il desiderio del nostro cuore si spalanca e si gioca nelle circostanze davanti a cui ci troviamo, senza obiezioni. Semplicemente così, allora, una vacanza può diventare straordinaria.

Sono i fatti a raccontare di una grande disponibilità di tutti a stare alle proposte, nonostante le condizioni non fossero delle migliori, con la pioggia a segnare tutti i giorni di convivenza. Siamo stati accompagnati, innanzitutto da un testo: l'Annuncio a Maria di Paul Claudel, con una rappresentazione fatta da alcuni di noi, un pezzetto ogni giorno. Anche la testimonianza di Mariella Carlotti, insegnante a Prato, ci ha aiutato nella comprensione dell’opera: nel testo la vita viene sempre intesa come vocazione, rapporto con qualcuno, e per lei, che lo rilegge ogni anno, significa crescere, perché cambia il suo modo di vivere.

La stessa intensità è emersa in altri momenti della vacanza: nel canto, nel seguire chi dirigeva, e persino nel giocone. Anche lì, sotto la pioggia, stare alle regole e giocare insieme hanno prevalso su tutto, persino sulla rivalità tra le squadre, e ne sono venuti fuori un gusto e una bellezza veramente straordinari. Le "riprese" a fine giornata, poi, erano richieste e cercate da tutti, perché in quei momenti era possibile condividere l’esperienza fatta.

La testimonianza di Monica ha poi chiarito ed esemplificato il significato della frase «vivere la vita come vocazione»: ci ha raccontato in maniera semplice e libera la sua storia, segnata dalla morte del marito e di un figlio, ma altrettanto dal riconoscimento che in queste circostanze non è da sola, e lo ha mostrato attraverso un volto lieto, pur non celando la fatica del vivere quotidiano. Ha finito sfidando ciascuno di noi: «O sono matta, o vivere così è possibile».

Solo grazie a questo modo di stare insieme il desiderio si spalanca, in tutto. Lo ricorda Carlotta, ringraziando gli amici dopo la vacanzina: «Mi rendo sempre più conto che io sono amata da qualcuno semplicemente da come mi guardate». Anche Clodis scrive: «Sono grato di avere amici così. Mi provocano alla vita, ad avere questo desiderio nel cuore che a volte io cerco di sotterrare. Stando con voi e sentendovi raccontare invece si riapre, è mille volte più forte di prima, e non posso che prenderlo sul serio».

Ne parla anche Martina: «Ho notato in tutto una bellezza unica di cui finalmente mi sono accorta e che ho fatto mia, accade a me. E non la osservo o spio solo da fuori, ma la vivo. Nonostante i vari inghippi sono stata circondata da persone che mi hanno guardata volendomi bene, e da lì tutto è cambiato». E infatti don Alessandro, che guidava la vacanza, ha sottolineato proprio questo: quando ci sentiamo voluti bene siamo rilanciati nell’azione e non abbiamo più paura degli errori che possiamo fare, ma viviamo intensamente.

Gaia, durante l’assemblea, ha raccontato la scoperta fatta in vacanza: «Non è nemmeno la compagnia che ci facciamo a commuovermi, ma quello che c’è dentro la compagnia e che ci tiene insieme; infatti voi domani potreste andarvene, ma io non posso negare quello che ho visto in questa vacanza, che è passato attraverso i vostri volti, ma non si riduce ad essi». Giacomo racconta che uno sbaglio fatto può essere la strada attraverso cui si ricomincia a camminare: «Grazie a tutti perché siete la presenza di Dio che mi abbraccia. Nella messa l’ultimo giorno, e anche adesso, non chiedo di aiutarmi a non fare più errori, ma chiedo a Lui di abbracciarmi e volermi bene ogni giorno e di aiutarmi ad amare».

Insomma, la vacanza a Sankt Moritz ci ha fatto riscoprire che la vita è nostra, irriducibilmente nostra.