Alcuni giovani volontari.

Non c'è fango che tenga

Acqua e devastazioni. Le piogge dei giorni scorsi hanno reso la città un immenso campo di lavoro, dove centinaia di giovani hanno preso pale e stivali per dare una mano alla popolazione. Ecco le lettere scritte da alcuni di loro

Sabato ho dato una mano a chi ha perso tutto. Ho fatto pochissimo di fronte all’imponenza del disastro, ma quel poco mi ha fatto apprezzare l’impegno di chi era lì ad aiutare. In particolare parlo per me: chi mi conosce sa che sono molto schizzinosa, ma lì, immersa nel fango, ho capito che forse mettere per un momento da parte questa mia caratteristica ha aiutato più che altro me, e molto. E poi tornare a casa con la stanchezza della giornata e vedere i colori bellissimi del tramonto mi ha fatto prendere una boccata d’aria e mi ha reso contenta anche di essere così sporca.
Lucia (I anno di università)


Questa volta ho lasciato a casa la paura di andare per strada e ho dato ascolto alla voglia che nasceva dentro di me di dare una mano. Uscendo in strada con gli stivali e vestita male, mi sentivo in imbarazzo. Ma mentre ero alla fermata ad aspettare l’autobus, una signora anziana ha notato la scritta sulla mia maglietta: "non c’è fango che tenga". Mi ha sorriso e ha alzato il braccio in segno di «Forza!». Ero proprio orgogliosa di partire per andare ad aiutare la mia città. Sull’autobus mi aspettavano le mie amiche; più della metà delle persone erano ragazzi o ragazze vestiti per andare a spalare. Abbiamo attraversato una via piena di detriti, oggetti e fango, il primo segno dell’alluvione. Raggiunto il centro, girando per le strade devastate, era bello vedere tutti quei ragazzi spalare ed aiutare come potevano. Erano nostri amici, conoscenti, compagni di classe e di scuola, amici di sport, d’infanzia, cugini. Arrivati in una delle zone più colpite, girando lì intorno, erano tanti i negozi completamente devastati. Loro, come tanti altri, avevano perso tutto. Andando a prendere l’autobus per tornare a casa, siamo tornati nelle zone che avevamo attraversato all’inizio e nel vederle più pulite ci siamo sentiti sollevati. Dovevamo salire sul mezzo pubblico piene di fango, ma in realtà tutti lo erano. Anzi, per una volta quelli vestiti bene venivano guardati dai ragazzi fieri di essere sporchi.
Il giorno dopo, in un’altra zona della città, il fango arrivava sopra le caviglie. Abbiamo spalato con le scope e le pale. Ad un certo punto si è creata una catena umana per portare in cima alla strada gli oggetti sepolti nelle cantine.
Sicuramente, in questi giorni, tutti i ragazzi di Genova o di altri posti che sono venuti a dare una mano sono tornati a casa molto più lieti rispetto a una normale giornata di scuola.
Denise (III liceo)


Questi due giorni insieme al nostro gruppo ho dato il mio aiuto dove c’era bisogno, cioè dappertutto! Vedere la nostra città ridotta in questo modo faceva male al cuore, ma nessuno si è arreso. Anzi, da subito, migliaia di ragazzi sono scesi per le strade a dare una mano. Questo è veramente commuovente, è la dimostrazione più esplicita che il cuore dell’uomo, davanti alla realtà che è più grande di tutto e ci sfida tutti i giorni, reagisce, non si dispera, ma si muove! Siamo veramente tantissimi, tutti insieme per far risplendere la nostra città, con le mani piene di fango e il cuore pieno di speranze!
Anduela (III liceo)


Giorni di fango pieni di tristezza, ma allo stesso tempo di solidarietà. Vedere per strada persone che aiutano, ragazzi, extracomunitari, calciatori, rugbisti e anche bambini, ti fa capire quanta gente è disposta a dare una mano per la propria città, la bellissima Genova. Io stesso da venerdì spalo in posti diversi, dove il fango arriva fino alla vita e mi sento fiero di finire una giornata così: dando una mano alle persone.
Genova è in grado di rialzarsi in piedi meglio di come era prima, esattamente come tre anni fa. È però necessaria la volontà di tutti, non solo di chi è disposto a offrire la propria solidarietà ma soprattutto di chi è ai vertici del nostro Comune e deve assumersi la responsabilità di evitare ad ogni costo simili tragedie.
Emanuele (III liceo)


La cosiddetta "gioventù bruciata, priva di interessi e stimoli", a sentir parlare i benpensanti, si dà da fare e cerca di ricostruire una città devastata dalle intemperie e da una classe dirigente inadeguata. Meraviglioso, Genova si rialzerà, ma i genovesi non sono mai caduti. Aiutare chi ne ha bisogno è qualcosa che rende felici e apre nuovi orizzonti. Sono felice di aver aiutato, per quanto piccolo possa essere stato il mio contributo, e orgoglioso di aver visto dei cittadini meravigliosi lavorare per rimettere in piedi questa meravigliosa città, insieme.
Emanuele (III liceo)


In mezzo a tanta tristezza e dolore grazie all’aiuto di tanti di noi, angeli del fango, e di tutti coloro che aiutano, sono felice e so che Genova si rialzerà. Neanche un disastro riuscirà ad abbattere l’amore e l’aiuto che tutti abbiamo da dare.
Elisa (II liceo)


È stata un’esperienza a dir poco fantastica! Mai vista tanta collaborazione e gentilezza nonostante tutto, sia dei ragazzi che degli alluvionati.
Laura (III liceo)


L’alluvione a Genova è una cosa disarmante, e scorgere lo sguardo dei commercianti seduti all’entrata dei propri negozi ormai vuoti e distrutti mi fa piangere. D’altro canto, vedere tutta la gente che va ad aiutare chi ha bisogno mi dà una nuova energia e speranza, perché sento che nessuno è più solo.
Lorenzo (III liceo)


Non ho mai visto Genova così unita nella disgrazia. La cosa più bella è stata vedere tutti collaborare per la stessa cosa. Quando, in questi giorni, arrivavo a casa la sera, mi sentivo felice per aver spalato tutto il giorno.
Marta (III liceo)


Mi è piaciuto tantissimo poter aiutare qualcuno che ha perso tutto per l’alluvione. Aiutare gratuitamente ti fa capire la bellezza di dare qualcosa.
Michael (II liceo)