Se una vacanza ti capovolge la vita...

Erano due anni che non frequentava Gs. Le domande soffocate dall'orgoglio e dalla convinzione di potercela fare da solo. Poi la decisione, all'ultimo minuto, di andare in vacanzina e quell'incontro sul "Miguel Mañara" che ha cambiato le carte in tavola

Il mio cambiamento avvenuto in questi giorni in vacanza è stato radicale. Chi mi conosce meglio lo ha notato e me lo ha detto, io per primo guardandomi dentro me ne sono accorto e ne sono rimasto più che stupito. Non frequentavo Gs da quasi due anni. Mi ero staccato perché mi sentivo solo e ritenevo che quell'attenzione verso le persone, che tanto veniva predicata, purtroppo non ci fosse. Dopo questa grande delusione, ho covato un rancore molto profondo nei confronti di Gioventù Studentesca e di quello che è Comunione e Liberazione.

Le mie domande continuavano ad esserci e non le nascondevo, ma non ero aiutato, non mi lasciavo aiutare e respingevo ogni mano che mi veniva porta. L'orgoglio vinceva su ogni cosa, persino sul dolore. E vinceva anche la convinzione che ce la potessi fare da solo. Non avevo bisogno di nessuno. Mano a mano ho tagliato ogni ponte con gli altri e mi sono ritrovato ancora più solo. Mi guardavo intorno e i rapporti che cercavo di costruire mi lasciavano insoddisfatto, tornavo a casa alla sera e mi sembrava di aver perso troppo tempo. Mi sembrava di sprecare la vita. Sentivo che dentro me tutto urlava altro, un grido così profondo al quale nessuno sembrava poter rispondere. Tutto diventava così insopportabile. Da solo, al contrario di quanto avessi pensato, non ce la facevo e i rapporti che avevo mantenuto mi portavano solo più tristezza. Non vinceva più l'orgoglio, ma la noia e l'indifferenza. Dallo studio allo stare in famiglia, al tempo con la mia morosa, persino le passioni. Era tutto indifferente.

In questa sofferenza generale non facevo fuori le mie domande, o meglio la mia domanda sulla vita, ma era più comodo sostenere che non ci fosse una risposta e girare ogni giorno la sguardo da un’altra parte. Sono stato l'ultimo a iscrivermi a questa vacanza; appena ventiquattrore prima della partenza ho deciso di dire di sì. Non conosco i motivi, forse è come ha detto Franco Nembrini in vacanza: ormai non avevo assolutamente più nulla da perdere.

Il cambiamento è avvenuto durante l'incontro sulla storia del Miguel Mañara: un uomo pieno di dolore e di schifezza, proprio come me, che viene perdonato dallo sguardo affettuoso di una ragazzina di sedici anni. Mi sono sentito così. Nembrini parlava di me e io nemmeno lo conoscevo. Parlava di me meglio di quanto avrei mai potuto spiegare. E quel grido di poco tempo prima trovava risposta. Trovava il luogo e le persone. Per un attimo avevo calmato l'urlo e intravisto la risposta. Stare dove la mia domanda era innalzata. Dove io e la mia domanda eravamo protagonisti. Non dovevo più nascondere nulla. E mentre Franco parlava, mi ronzava in testa la parola conversione. Pensavo al suo significato: girarsi. Un capovolgimento. Mentre si recitava il Memorare, per la prima volta dopo mesi, ho sentito l'esigenza e la necessità di pregare anche io. Ed ero lieto. Ho trovato amici che credevo di aver perso e altri che non so da dove siano arrivati. Persone inaspettate da cui ho ricevuto segni evidenti della Presenza di qualcuno più grande che ha guardato a me, senza fermarsi al mio errore. Torno a casa certo di avere trovato o forse ritrovato il luogo e le persone da cui ripartire. Con il cuore pieno di gratitudine.

Sebastiano, Varese