Monsignor Georges Abou Khazen.

«Molto più che una testimonianza»

Dopo essere stato ospite del Centro culturale di Milano, monsignor Georges Abou Khazen è stato invitato a Nuoro, dove ha raccontato della vita dei cristiani in Siria. Colpita dall'incontro, una studentessa ha scritto queste lettera

Il mondo ha ormai capito che noi occidentali siamo sordi di fronte al boato delle bombe che scavano terra e vita in Oriente, ciechi davanti a tutti coloro che si sbracciano per cercare un po' di misericordia e muti quando si tratta di alzare la voce per superare il rumore dell'indifferenza. Georges Abou Khazen, vicario apostolico ad Aleppo, è venuto a ricordarcelo. Molto più che una testimonianza.

L'italiano a momenti titubante, la profondità e la durezza dei temi, l'orrore che si percepiva nascosto dietro le sue parole, l'attesa palpabile di una distesa di occhi che fremevano di vedere e conoscere: niente di tutto ciò ha fermato nemmeno per un attimo quel prorompente desiderio di testimoniare che Abou Khazen aveva in petto.

Non propaganda del terrore, che avrebbe potuto accentuare la distanza fra il nostro mondo ovattato dalla superficialità e il “suo” mondo grondante di sangue, ma una meravigliosa dimostrazione di come l'amore di Dio riesca a penetrare anche tra le buie fronde di una selva oscura, e venga accolto da tutti quei figli che vedono in quella luce la speranza di giustizia.

È stato proprio nel mostrarci quella luce che il “suo” mondo è diventato anche il nostro.
La nostra responsabilità. La nostra scelta: poter aprire gli occhi, far cadere il bavaglio dalle bocca e stappare le orecchie, avere il coraggio di ammettere che quel dolore ci appartiene, nella consapevolezza della presenza della luce che riempie il cuore devastato.

Quando l'uomo è spoglio di tutto, di ogni corazza convenzionale, lì l'amore di Dio arriva in tutta la sua purezza. Allora che scuse abbiamo per continuare a chiuderci se questo significa rinunciare alla piena contemplazione della Misericordia?

Annalisa, Nuoro