"La bellezza disarmata" a Pescara. Da sinistra, Giovanni <br>Legnini, Roberto Fontolan e don Julián Carrón.

Il bisogno di una vita «piena di vita»

"La bellezza disarmata" di Julián Carrón protagonista ancora una volta, durante la serata del 2 maggio, nella città abruzzese. Oltre all'autore, è intervenuto Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Piergiorgio Greco

Il coraggio di ciascuno per superare una crisi che è riduttivo definire solo economica. Un fatto che rende “più vita la vita”, superando il meccanicismo di regole che mai formeranno uomini realmente liberi. Ma per fortuna, di uomini liberi ce ne sono. Uno di questi è Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura che il 2 maggio, al cinema Massimo di Pescara, si è confrontato con don Julián Carrón, nella presentazione de La bellezza disarmata. Un’iniziativa promossa da CL e dal Centro Culturale di Pescara «per permettere», nelle parole degli organizzatori: «Non solo l’incontro tra due personalità importanti, ma anche la possibilità per la cittadinanza di fare esperienza di un avvenimento fuori dagli schemi». Obiettivi raggiunti, visti il tenore del dibattito, la partecipazione - in sala circa novecento persone - e l’ampio risalto avuto dalla stampa locale.

Coordinati da Roberto Fontolan, responsabile del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, Legnini e Carrón hanno accompagnato i presenti in un viaggio attorno alle sfide e alle opportunità del tempo presente, individuando e suggerendo un metodo per non soccombere: «Se lo scopo di queste presentazioni è quello di conoscersi, è un obiettivo senz’altro acquisito», ha detto Legnini, rimarcando come la strada sia proprio quella dell'incontro per andare a fondo di ciò che più conta, «perché», ha aggiunto: «L'altro è necessario ad ognuno per diventare se stessi».

Il tema delle regole non poteva che appassionare un uomo del Diritto come il vicepresidente del Csm, che parla di una vera e propria urgenza in un passaggio epocale segnato dal «senso di impotenza degli eletti del popolo a dare regole e, dunque, risposte concrete ad un contesto sempre più complesso, caratterizzato da forte individualismo e strapotere dei mercati finanziari. Il vero conflitto dunque non è tra politica e magistratura, ma tra una politica impotente e una magistratura che pure è obbligata a dare risposte, perché è aumentata la domanda dei diritti». Ha spiegato come «le leggi non bastano, ma sono comunque necessarie, se non altro per difendere la vita. Viviamo in un’epoca in cui ci aspettiamo sempre una regola, ma è sotto gli occhi di tutti la difficoltà a trovarne di giuste. Di fatto, come ha recentemente detto il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, non è in crisi il diritto, ma è in crisi la legge, e assistiamo ad una rivincita dei fatti». Di fronte a tutto questo, Legnini ha apprezzato le due soluzioni proposte da Carrón nel libro: «La riscoperta dell’io, che intendo come una operosità positiva perché oggi la sola testimonianza non basta, ma servono le opere. Occorre sudare per non essere passivi, ma propositivi. D’altro canto, va riscoperto un ruolo alto della politica, così come suggerito anche da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate».

La limitatezza delle regole, nell'intervento di Legnini, ha fatto il paio con la crisi dei giorni nostri: «Non è solo economica, anche se alcuni indicatori sono impietosi sotto questo punto di vista: in pochi anni abbiamo bruciato il dieci per cento del nostro Pil, e sono cresciute fortemente le diseguaglianze. Concordo però con don Carrón quando nel libro dice che la crisi è dentro l’uomo. Per questo, è urgente rimettere la persona al centro di tutto e, quindi, anche della politica e del diritto, per non lasciar prevalere l’individualismo e il mercatismo, e per non far prevalere l’economia sulla morale, sui valori e sul diritto. Oggi, tanti istituti giuridici vengono scritti sulla base delle esigenze delle multinazionali». Una necessità dai tempi lunghi: «Cominciamo a piantare degli ulivi», ha continuato il vicepresidente del Csm: «E attendiamo fiduciosi la loro crescita». Su questo punto, Legnini non ha nascosto il suo favore per «l’invito alla positività che emerge dal libro. “Dio vide che era cosa buona”: don Carrón lo ripete diverse volte, rimarcando che la realtà tutta è positiva perché c’è. Questo è un messaggio di speranza». Proprio quest’ultima parola, la speranza, è una delle tante che l’hanno colpito durante la lettura del libro, insieme a tante altre - libertà, verità, misericordia, ragione, regole, dignità, evidenza, persona, responsabilità, disarmo, giudizio, giustizia, educazione, straniero, l'altro, il limite - sulle quali si è appassionato a riflettere nel tempo che ha preceduto l’incontro. «La speranza, forse, è l'unica parola che non si presta a doppi sensi, e non rientra nei “falsi amici”. Questo è il messaggio di un libro che è per tutti».

La guida di CL ha dapprima sottolineato il grande valore dell’incontro con Legnini e con persone che, in tutta Italia, si stanno confrontando con lui sul volume e sulle sfide poste con grande libertà, e ha quindi evidenziato che «di fronte ad una crisi dell’umano, perché questa è la vera cifra della crisi attuale, c'è bisogno di qualcosa che renda la vita piena di vita. Il crollo delle evidenze dei nostri giorni ci dice che le regole non bastano. Serve un fatto che scombini ogni regola». Un’esigenza che interroga tutti, a partire dagli stessi cattolici: «Se non si riscopre il cristianesimo come avvenimento del Dio fatto uomo, continueremo a pensare che la Chiesa sia un insieme di valori che non portano da nessuna parte. Siamo disponibili a reimparare tutto questo?». Una sfida che passa attraverso la libertà, leit motiv di tutto il libro, insieme all’esperienza dell'avvenimento cristiano, da riscoprire in un tempo come quello attuale, dove ognuno deve andare fino in fondo alle vere domande che si porta dentro. Singolare, al riguardo, un aneddoto raccontato dal sacerdote: ad un tassista che ce l’aveva con Dio perché «permette tutti i mali», don Carrón ha risposto: «Lei non vorrebbe che sua moglie l’amasse meccanicamente, giusto? Perché Dio dovrebbe avere meno gusto di lei?».

«Dobbiamo avere il coraggio di dirci la verità», ha ripreso Legnini: «Da questa crisi si esce con un percorso che va in profondità dentro ognuno di noi, e che rimette in moto la persona. Serve un "di più" di impegno, passione, gratuità, di verità e carità». «La percezione di cos’è la persona», ha concluso Carrón: «Si recupera solo in un incontro che rimette sulla scena un protagonista. Chi è in grado di generare un "io" sempre più capace di affrontare le sfide, darà una speranza per il futuro».