Il cortile della parrocchia di Taiwan, dove serve don <br> Emmanuele Silanos.

Se tu non mi guardi...

Giocando attorno a uno scivolo con una bambina di quattro anni, un giovane missionario a Taiwan riscopre il bisogno del Natale. Riportiamo la sua lettera, pubblicata dal sito della Fraternità San Carlo Borromeo
Emmanuele Silanos

Un giorno stavo parlando con un amico nel cortile della mia parrocchia, a Taiwan. C’erano anche tanti bambini che giocavano, come spesso capita (la nostra parrocchia è così: tanti bambini, anche se non sono cristiani, entrano nel nostro cortile perché vogliono giocare). Quel giorno c’era anche una piccola bambina, che ha 4 anni e che chiamo Mei-Mei, che mi vuole bene perché ci conosciamo da quando lei è nata e io ero appena arrivato a Taiwan: così il nostro livello di cinese è più o meno simile… A lei piace molto andare sullo scivolo e quel giorno ha cominciato a dirmi: «Shen Fu, kan!» che vuol dire: «Prete, guarda!». E io: «Va bene Mei-Mei, va bene». E lei di nuovo: «Shen Fu, kan!» («prete, guarda!»). E io: «Va bene, guardo». E lei di nuovo: «Shen fu, kan!»… Allora io le ho detto: «Mei-Mei, io guardo, ma guardo cosa?». E lei, «Kan Wo», cioè: «Guarda me».
Dopo un attimo di silenzio ho cominciato a guardarla. Andava su e giù per lo scivolo e ogni volta aspettava il mio applauso: «Brava Mei-mei, brava!». Una, due, cinque volte… Avanti e indietro, su e giù dallo scivolo: «Brava Mei-mei!» e via di nuovo.
A un certo punto, senza neanche accorgermi, distolgo lo sguardo da lei e riprendo a parlare con l’amico con cui stavo chiacchierando poco prima. Sennonché, dopo un po’, mi giro e vedo che la “Mei-Mei” è lì, che mi guarda. Silenziosa, con l’aria delusa. È sempre sullo scivolo, ma non fa più avanti e indietro. È seduta. E continua a guardarmi.
Era come se mi stesse dicendo: «Sì, ma se tu non mi guardi, che senso ha quello che sto facendo? Se tu non mi guardi cosa serve che io faccia avanti e indietro, su e giù dallo scivolo». Ecco, in quel momento ho capito che io sono come quella bambina. Che ciascuno di noi è come quella bambina. Che ciascuno di noi ha bisogno di essere guardato da qualcuno che ti ama, che ti vuole bene e che ti dice che quello che fai ha un senso. Altrimenti, che senso ha tutto il mio impegno nella vita, tutto il mio andare avanti e indietro, il mio lavoro, la mia fatica, se non c’è uno che mi guarda adesso, uno che mi ama e mi vuole bene?
Ecco, il Natale è la festa che ci ricorda che Dio da sempre ci guarda e ci vuole bene, al punto che decide di farsi come noi per poter stare con noi sempre e dirci che quello che facciamo ha un senso, perché c’è Lui che ci vuole bene e ci guarda. Noi siamo a Taiwan per dimostrare a questo popolo che c’è qualcuno che li guarda e li ama. E possiamo farlo perché siamo a nostra volta guardati e amati.
Ma Gesù è anche quel Dio che ha deciso di diventare piccolo come noi, piccolo come te e me, piccolo come un bambino piccolo. E ci chiede la stessa cosa che chiedeva quella bambina: «Guarda, guarda me».
(www.sancarlo.org)