La copertina del libro.

Per non dimenticare i giorni nel Lager

Gianfranco Maris ha 91 anni. Si è salvato dal campo di concentramento di Mauthausen e oggi sente l'urgenza di raccontare. Perché «ciò che è accaduto può ancora succedere: fu opera di uomini come noi»
Ines Maggiolini

Ogni volta che leggo un libro o vedo un film sui campi di concentramento, devo fare uno sforzo iniziale, perchè ri-guardare in faccia quello che Gianfranco Maris chiama «tutto l'orrore del mondo» mi fa ritrarre: vorrei voltarmi da un'altra parte, provare a dimenticare. Ma l'autore di Per ogni pidocchio cinque bastonate sceglie, per introdurre il suo racconto-testimonianza, una frase di Primo Levi: «Ciò che è accaduto può ancora succedere, perché ciò che accadde fu opera di uomini come noi». Ecco la necessità di un libro come questo sulla prigionia nei campi tedeschi. Uomini come noi, ci dice non chi fu aguzzino, ma chi fu vittima e sente impellente il bisogno, il dovere civile di testimoniare, perchè l'oblio non cancelli quello che è stato, soprattutto ora che restano pochissimi sopravvissuti (Gianfranco Maris, noto penalista, ha compiuto 91 anni).

È un racconto scabro quello dei giorni a Mauthausen, che rifugge da ogni esibizione del dolore, la sofferenza risalta piuttosto dalla tragica “normalità” pianificata dai tedeschi: il male prende la forma di un gigantesco, perfetto ingranaggio, dall'arrivo dei treni fino alle camere a gas. Gli uomini sono stuck, pezzi non persone. E per gli uomini rinchiusi nel campo (per la maggior parte prigionieri politici) vivere diventa ribellarsi al destino costruito dalle SS: in queste pagine irrompe il tentativo di non lasciarsi annientare come esseri umani, di difendere la propria dignità, di tendere la mano al compagno, anche se questo vuol dire rinunciare ad una pagnotta (e lì un pezzo di pane poteva rappresentare la differenza fra vivere e morire).

Lucidamente Maris annota: «La soppressione dell'umanità dei nemici, ecco il delitto supremo». Contro il quale l'autore, allora poco più che ventenne ma già con un passato nelle fila del Partito comunista clandestino e nella Resistenza, combatte una sua personale battaglia, anche a costo di intervenire duramente quando qualcuno si abbassa a raccogliere una cicca lasciata cadere da uno delle SS, perchè «la prima misericordia qui, forse la sola possibile misericordia, è spronare ciascuno di noi a non rinunciare alla propria dignità e a restare uomo».

Sono tanti gli esempi di questa misericordia, che ora si chiama solidarietà, ora rispetto, ora amicizia: «La mano che porge un aiuto... sempre suscita speranza», esempi che spezzano la dolorosa contabilità del male e della sofferenza, della fame, della morte (nelle ultime pagine del volume l'elenco dei deportati che viaggiarono con Maris verso Mauthausen: 290 nomi, 137 sopravvissuti).
Esempi che fanno di questo libro un atto di fede nell'uomo, dentro il quale si nasconde qualcosa che lo rende più grande del male stesso.

Gianfranco Maris
Per ogni pidocchio cinque bastonate
Mondadori 2012
€ 17,50