La copertina dell'album "Retròattivo".

RETRÒATTIVO Un rock che cerca di non smarrirsi

Walter Muto

Ho ascoltato con curiosità questo album di esordio dei Versus, band italiana con base operativa a Padova. Dobbiamo dire innanzitutto che siamo davanti ad un album senza alcun dubbio pop, anche se il vivaio da cui la band e il leader Daniele Dupuis pescano le idee è senza dubbio il rock, con una virata abbastanza decisa verso il progressive e il rock psichedelico. Fra le righe di melodie molto lavorate, cesellate e al tempo stesso riconoscibili e che ti restano nell’orecchio, si sentono echi soprattutto degli amati Pink Floyd, ma in generale di tutto un contesto fatto di suoni avvolgenti, provenienti da quel mondo analogico troppo in fretta accantonato, ma che prepotentemente sta tornando alla ribalta. Batteria, basso e chitarra elettrica, certo, ma anche dodici corde (pensiamo ai Genesis degli inizi), qua e là uno strumento affascinante e difficilissimo da suonare, il theremin, e caldi tappeti di sintetizzatori mescolati ai background vocals.
La canzone scelta come primo singolo, Torre di controllo (godetevi anche il simpatico video fumettistico) è forse l’esempio migliore di un brano ben costruito, facile all’ascolto, ma che al tempo stesso, mascherandosi da filastrocca racconta precisamente il periodo in cui stiamo vivendo. Tutto il tourbillon delle cose che si vivono e da cui talvolta si è schiacciati, lascia addosso un senso di smarrimento, come recita il testo.
E il disco si snoda nei suoi 11 episodi, raccontando esperienze vissute e talvolta desideri; linguaggio e costruzione dei testi sempre ricercati, ma efficaci; temi e armonie rilassate che fanno pensare al mondo particolare di un artista con cui il gruppo, ma anche Daniele (alias Megahertz) ha collaborato e collabora, vale a dire Morgan, e di rimando i suoi Bluvertigo.
Non si potrebbe chiamarlo un disco veloce, ma un lavoro che fa delle raffinate atmosfere sonore il suo punto di forza e chiede a chi ascolta di andare al suo passo. Che non è il passo svelto della dance o di certo rock, ma il passo pesato e profondo di chi ha mangiato e digerito certo progressive-psichedelic rock e lo ripropone, rivestendo di quel mondo i propri racconti (rigorosamente in italiano).
Si sposta più lontano il semplice bisogno d’altro / la bellezza è ovunque, negli spazi più nascosti. Questo, riassunto in un verso, è il tentativo dei Versus.

Versus
Retròattivo

Mescal/Universal (2011)