Giochi in una tendopoli all'Aquila.

ABRUZZO La ripresa parte anche da una torta al cioccolato

Buccinasco (Milano), un'iniziativa nuova: i Cavalieri di Sobieski si mobilitano per aiutare i terremotati. Ecco come si impara la solidarietà a 11 anni...
Linda Stroppa

Il ritrovo è ogni giovedì, a Buccinasco (Milano). Una trentina di ragazzi delle medie, che vivono l’esperienza dei Cavalieri di Sobieski, pranzano insieme a alcuni insegnanti e genitori. Si raccontano i fatti della settimana. Oggi a tema c’è il terremoto dell’Abruzzo. I Cavalieri hanno sentito la notizia, hanno letto, hanno visto il telegiornale. E chiedono. Vogliono capire meglio. «Che cosa c’entra il terremoto con me, con me adesso, con me qui?», chiede una ragazzina. Per gli adulti non c’è risposta più chiara se non leggere la lettera di Rose. Raccontano delle donne ugandesi disposte a spaccare le macerie del terremoto come fanno con le pietre in Africa, a raccogliere metà del loro stipendio annuo perché sanno che lì sotto ci sono i loro amici, «quelli della tribù di don Giussani». Leggono la testimonianza di Ercole, che scrive di ciò che di eccezionale accade a L’Aquila ogni giorno da quel 6 aprile: parla dei fatti, del desiderio, della voglia di ricominciare, «non rimettendo in piedi le case, ma potendo godere del fascino di Cristo che ricostruisce a Suo modo».?I ragazzi sono commossi per l’intuizione che qualcosa di grande stia avvenendo. Iniziano a vedere anche loro «i fiori che spuntano dalle macerie» di cui parla Ercole, domandano come si possa imparare a guardare il terremoto come le donne malate di Rose. Dalla commozione il passo è breve, ci si deve muovere. E dal gruppo di quel giovedì durante le vacanze pasquali, il tam tam inizia: sono coinvolti tutti i 130 ragazzi dei Cavalieri. Con gli insegnanti e alcune mamme organizzano banchetti per la vendita delle torte, colorano cartelloni da appendere nelle scuole, scrivono un volantino da diffondere casa per casa, chiedendo un aiuto per i terremotati. Creatività al potere, insomma.?Con il ricavato (più di 1800 euro), hanno già comprato due roulotte usate, ma la proposta continua: nelle loro scuole tentano di parlare con i presidi per chiedere di poter volantinare nelle classi. La direttrice dell’istituto statale rifiuta, ma il giorno dopo esce dal suo ufficio una circolare con la quale lei stessa invita gli studenti ad aderire alle proposte di raccolta di aiuti per l’Abruzzo. Alla scuola media Tommaso Moro, invece, si entra nelle aule per raccontare perché e come il terremoto ha cambiato il loro modo di vedere le cose, in che modo hanno deciso di aiutare chi ha il loro stesso desiderio di felicità. «Ci siamo stupiti di vedere come, davanti a una situazione difficile, si possa reagire amando e osservando di più la realtà, alla ricerca di qualche fiore», scrivono i ragazzi in una lettera ai loro coetanei in Abruzzo. ?Intanto al banchetto c’è fermento, si sono uniti anche i ragazzi di Gs e alcuni genitori. Invitano gli amici, la gente della parrocchia, i passanti a prendere una fetta di torta e a leggere il volantino. Alle gare sportive per la fine dell’anno scolastico allestiscono tavoli per l’aperitivo. «Vorremmo riuscire a comprare un’altra roulotte», spiega Daniela, un’insegnante, «ma non stiamo parlando solo di questo. Non si tratta di essere generosi. C’è in gioco di più». ?